Non sai a che punto della vita sei? Leggi Siddharta

Non sai a che punto della vita sei? Leggi Siddharta

Libro su Frida Kahlo

POEMA INDIANOGROWTH, MIND & BODY, SELF HELPAVVENTURA

Non sai a che punto della vita sei? Leggi Siddharta

Siddharta è il romanzo più famoso e apprezzato di Hermann Hesse, premio Nobel per la letteratura, soprattutto per la sua componente spirituale che muove e ispira a trovare se stessi, la propria identità e ruolo nel mondo.

1 OTTOBRE 2021 – TORINO

POEMA INDIANOGROWTH, MIND & BODY, SELF HELPAVVENTURA

Siddharta di Hermann Hesse. Ecco la mia recensione.

 

Come la maggior parte dei libri che ho letto anche Siddharta arriva con un tempismo direi svizzero.

Acquistato su e-bay mentre ero a Torino, spedito a Roma, lo inizio a leggere su un Italo che mi riporta a Torino per scrivere un nuovo capitolo della mia vita, iniziando un viaggio introspettivo che molto ha in comune con quello che ho letto in questo romanzo di Hermann Hesse.

Il viaggio che intraprende Siddharta il protagonista di questo romanzo del 1922, non a caso è stato preso sin dai primi anni a modello dai ragazzi che giustamente sentivano la volontà e l’esigenza di affermare se stessi, trovare la propria identità e quindi il proprio percorso di vita.

No, l’uomo che cerca veramente, l’uomo che veramente vuol trovare, non può accogliere nessuna dottrina.

È bene, pensava, sperimentare personalmente tutto ciò che si ha bisogno di sapere.

Siddharta di Hermann Hesse è in questo senso un romanzo “di formazione”, perché appunto mostra la ferma volontà e intenzione di divenire chi si è (da ricordare che l’Ecce Homo Come si diventa ciò che si è” di Friedrich Nietzsche è stato pubblicato nel 1908). La grande scoperta che Hesse/Siddharta condivide con il lettore è che, nonostante si incontrino sulla propria via tante guide che parrebbero mostrarci il cammino migliore per noi e ciò che vogliamo raggiungere nella vita, al dunque, nessuno è in grado di dire all’altro cosa e come farlo, perché ciascuno deve necessariamente trovare in autonomia, ascoltando intimamente sé stess*, il proprio percorso il proprio divenire.

Tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della vita (…) mille voci consisteva di un’unica parola, e questa parola era Om: la perfezione.

Ecco quindi che Vasudeva il vecchio barcaiolo rappresenta, forse persino più di Siddharta, il viaggio (che dura una vita) trascorso all’insegna dell’ascolto del fiume. Nella mia lettura infatti il fiume altro non è che il nostro vero io, quello che ci parla se siamo in grado di ascoltare e comprendere il suo linguaggio.

attendere, avere pazienza, ascoltare

Non a caso lo stesso Hermann Hesse ha definito questo suo romanzo un poema indiano (da ricordare in tal senso le origini tedesche dell’autore!), perché è intriso in ogni momento di quelle riflessione tipiche delle dottrine indiane di cui il Buddha, qui Gotama, è nel nostro occidente certamente la figura più emblematica dell’approccio spirituale e ancor di più olistico tipico di Madre India.

Va da sé che l’ambientazione è dunque quella indiana; eppure a noi occidentali ci approcciamo forse con una certa arroganza ad un testo come è il Siddharta di Hermann Hesse, perché lo osserviamo con gli occhi occidentali. Ad esempio io non avevo idea di cosa fosse un Brahmino, del suo abbigliamento e dell’importanza all’interno di una comunità. Dunque quello che ho fatto, è stato cercare un’immagine che rappresentasse questa figura, e ho immediatamente compreso che, fuorviata dalla bellissima copertina della mia edizione Adelphi del 1975, non mi figuravo al meglio l’ambientazione effettiva, immaginando “quasi” degli ambienti rinascimentali.

Ecco quindi un caso perfetto del celebre detto “Non si giudica un libro dalla copertina”… o almeno non si dovrebbe!

Certo è vero che Hermann Hesse non fornisce in maniera esaustiva descrizioni ambientali, eppure il lettore riesce perfettamente ad “entrare” nei luoghi quasi mistici che ci propone, siano pure quelli del “giardino delle delizie“, proprio a dimostrare che persino la più terrena e carnale delle cose, può e anzi dovrebbe essere vissuta con uno spirito di molto più elevato, rispetto a quello che noi occidentali siamo abituati ad avere.

A conti fatti credo che gli insegnamenti più significativi di questo romanzo, che mi è rimasto nel cuore, siano come già detto: (1) l’importanza di imparare ad ascoltare noi stessi, (2) il valore dell’amicizia che lega due persone a prescindere dalla parentela (vedasi tanto Govinda quanto Vasudeva), e (3) la capacità di vivere una vita ascetica anche negli agi terreni perché conquistare la propria serenità non implica la rinuncia a tutto ciò che è materiale, quanto piuttosto la capacità di non esserne schiavi ma anzi piegare il materiale al benessere dello spirito.

Nella mia “lettura” sono altri tre i punti cardine che il Siddharta di Hesse ci propone ossia (4) il ruolo genitoriale che tanto “un” padre quanto “una” madre sono chiamati ad assolvere nell’interesse del figlio, e in parallelo il sentimento di rispetto che un genitore ispira nel figlio, in funzione el suo stesso essere e modo di stare nel mondo.

E ovviamente (5) l’amore, che persino nella sua più carnale espressione come è quella tra Kamala e Siddharta, è da analizzare in termini tantrici poiché l’unione dei due trascende la corporeità, ed è ancor di più unione spirituale, esperenziale e di stima reciproca…come una danza che ora è lenta ora veloce, ma che avviluppa i due amanti nelle sue molteplici forme, dando ad entrambi il piacere dell’una e dell’altro.

Ma a me importa solo di poter amare il mondo

(…)ma per lasciarlo, invece, così com’è, e amarlo e appartenergli con gioia.

In ultimo, con l’intenzione di enfatizzare questo punto, c’è la capacità di spronare il lettore ad avere (6fiducia nel futuro e in sé stessi poiché sono solo i nostri genuini e autentici obiettivi e sogni a muoverci nella giusta direzione, come appunto la pietra che gettata nel fiume viene attirata verso il fondo incontrastata.

Che tu cerchi troppo?

Che tu non pervieni a trovare per il troppo cercare?

(…)

allora accade facilmente che il suo occhio perda la capacità di vedere ogni altra cosa, fuori di quella che cerca

(…)

Cercare significa: avere uno scopo. Ma trovare significa: esser libero, restare aperto, non avere scopo.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Così pure è il percorso di chi vuole trovare se stesso e raggiungere qualcosa nella vita, sarà esattamente questo a guidarci e tanto nella gioia quanto nel dolore dobbiamo avere fiducia che tutto è funzionale e parte di ciò che vogliamo, dunque l’unica vera decisione che dobbiamo prendere è quella di abbracciare ogni cosa e persona sul nostro cammino poiché in un modo o nell’altro ci arricchisce e coopera a farci davvero raggiungere il nostro io più intimo e profondo.

la ferita non gli era data per rovistarci dentro e dilaniarla, ma perché fiorisse in tanta luce

Una profondità che è impossibile spiegare, come accade tra Gotama e Siddharta, ma che tuttavia si percepisce ed è anzi ben visibile agli occhi dell’altro poiché a nostro modo, abbiamo raggiunto la beatitudine.

Non nella parola, non nel pensiero, vedo la sua grandezza, ma nella vita, nell’azione.

Personaggi

  • Siddharta: o Siddhartha è il protagonista di questo poema indiano come è stato definito dallo stesso autore. Egli è figlio di un Brahmino e questo è già di per se la prima base spirituale da cui il nostro “eroe” che in questo contesto “salva” se stesso, possiede ancor prima di iniziare il suo viaggio nella consapevolezza di sé. Siddharta è altresì il nome del figlio nato dall’unione con Kamala.
  • Govinda: fratello unilaterale (con Siddharta condividono lo stesso padre ma hanno madre differente) è soprattutto il migliore amico di Siddharta. Fondamentale perché nella sua devozione al fratello sceglie di seguirlo nel momento in cui abbandona la casa paterna, finché egli stesso non troverà il “suo maestro” nella figura del Gotama “il Buddha”.
  • padre di Siddharta: è un Brahmino, e di fatto è il primo riferimento spirituale che Siddharta ha nella sua vita.
  • Kamala: è una cortigiana di sopraffina bellezza, intelligenza e per questo ricchezza e amicizie potenti. Con lei Siddharta sboccerà dal punto di vista sessuale e anche grazie a lei si guadagnerà tutti gli agi materiali dopo il suo percorso di elevazione spirituale. Si incontrano casualmente la prima volta nel “giardino delle delizie” della stessa Kamala, luogo in cui ella è solita incontrare i suoi amanti o aspiranti tali. Dalla loro unione carnale nascerà un figlio che la cortigiana chiamerà col nome del padre.
  • Gotama: è “il Buddha“, non l’unico al mondo quanto piuttosto quello che Siddharta e Govinda incontrano e che sarà determinante per entrambi seppur in forme diverse.
  • Kamaswami: il potente mercante, che dietro combinato incontro da parte di Kamala, valuta e dunque accoglie sotto la sua ala Siddharta offrendogli un impiego che piuttosto rapidamente gli darà modo di arricchirsi e soprattutto spesare i suoi incontri con la cortigiana della quale nel mentre, si è innamorato e lei a sua volta.
  • Vasudeva: il vecchio barcaiolo, con cui Siddharta trascorrerà alcuni anni, fino al ritiro dei boschi di quest’ultimo. È un uomo molto saggio, che ha trovato la sua elevazione spirituale nel rapporto dialettico che nel corso degli anni ha instaurato con il fiume. Grazie allo scorrere incessante del fiume ha raggiunto la sua pace, soprattutto dopo che rimasto vedovo non aveva altro scopo nella vita che non la sua stessa sopravvivenza. Crescerà insieme a Siddharta il figlio di Kamala, finché questi non preferirà la fuga abbandonando la vita misera evidentemente inadatta ad un giovane ragazzo, che tra le altre cose ha sempre rifiutato la natura benevola del padre e ancor più di considerarlo come tale.

Info bibliografiche

Titolo originale: Siddhartha (tedesco)

Autore: Hermann Hesse

Prima pubblicazione: 1922

Prima pubblicazione in Italia: 1945

La mia edizione: 2009

Editore italiano: Adelphi

Collana: –

Genere: Poema indiano

Numero di pagine: 169

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Come si leggono le mille e una notte? Al telefono

Come si leggono le mille e una notte? Al telefono

GRANDI CLASSICINOVELLAPOEMA INDIANOFANTASTICO

Come si leggono Le mille e una notte? Al telefono

Le mille e una notte è uno di quei testi che si sogna di leggere da sempre, perché la loro fama li precede promettendo al futuro lettore, di vivere avventure e visitare luoghi che neanche nei suoi sogni più fervidi, ha mai sperato di raggiungere.

E così si rimane nel sogno, anche dopo la lettura di questi racconti: ci sentiamo come avvolti da un velo di magia perché ciascuno dei racconti ne è intriso e ci mostra che forse, in un tempo che è così lontano in una terra che è così distante dalla nostra cultura, magari qualcosa di molto simile è davvero potuto accadere.

17 SETTEMBRE 2021 – ROMA

GRANDI CLASSICINOVELLAPOEMA INDIANOFANTASTICO

Le mille e una notte. Ecco la mia recensione.

 

Dopo anni in cui ho sempre avuto la curiosità di leggere questa raccolta di novelle popolari, finalmente ho letto Le mille e una notte! Complice la bellissima edizione Deluxe della Bur, che tra le meravigliose illustrazioni e la “trama” della carta, contribuisce a rendere questa lettura, decisamente un’esperienza.

Secondo la tradizione, Le mille e una notte altro non è che la raccolta di tutti quei racconti che la principessa  Shahrazād, figlia maggiore di un gran visir, racconta al suo novello sposo, per avere salva la vita, essendo egli un uxoricida. Questi infatti per vendicarsi del tradimento ai suoi danni della prima moglie, aveva evidentemente preso l’abitudine di uccidere la propria moglie già dopo una sola notte di nozze, ma l’astuzia è donna e Shahrazād con l’aiuto della sorella hanno effettivamente dimostrato la veridicità di questa affermazione.

Se qualche cruccio viene ad amareggiarti ragazzo, vattene altrove, e lascia pure che la casa pianga al ricordo dei costruttori. –

Il luogo della terra natale, troverai sempre un’altra terra, mentre la vita, se la perdi, non potrà mai essere rimpiazzata.

I viaggi di Sinbad

Ed è sempre secondo la leggenda che la novella sposa ottiene salva la vita, narrando al proprio sposo un racconto nuovo ogni sera, rimandando il finale all’indomani in modo da rimanere in vita per un altro giorno ancora, finché il marito si innamorerà di lei e la manterrà in vita, dopo aver ascoltato ben mille-e-una storie.

La romanticheria in un certo senso ci sta!

Nella realtà, seppur numerosi, i racconti presenti in Le mille e una notte non sono milleuno, come si è erroneamente tradotto originariamente dall’arabo, e come il più dei lettori ritengono, quando si approcciano la prima volta a questo libro.

In arabo il numero 1001 indica non il numero di per se ma il concetto di innumerevoli, come a dire “troppe per essere contate, eppure finite”.

Sono stato scottato una volta, e credete pure che starò bene in guardia per non cadere nella rete una seconda volta.

Il dormiente che non dorme

Nel corso dei secoli sono state raccolte in diversi volumi, in diverse edizioni e molti sono stati gli illustratori; nella mia edizione Deluxe della Bur ad esempio, è presente la seguente selezione di racconti, con le illustrazioni di Edmund Dulac, noto illustratore dal tratto floreale quanto più che preraffaellita:

I viaggi di Sinbad

Le avventure di Aladino

Il pescatore e il jinn

Il facchino e le dame

Il dormiente che non dorme

In questa edizione mancano ad esempio i racconti di Alì Babà e Shahrazād, che si andranno a leggere evidentemente altrove, si spera in una edizione all’altezza di questa.

Ad ogni modo ho scelto di leggere questi cinque racconti proprio come vuole la tradizione: leggendoli ad alta voce e alla sera (quasi sempre 😉 ), così che nella quiete delle ore serali ci si è potuti immergere in ciascuno dei luoghi, e camminare in ogni terra lontana di cui si legge in quel momento tra quelle righe, mentre il dito scorre sulla carta che ha una texture decisamente all’altezza della situazione.

Pensate che era bastata una notte, una misera notte, per mettere insieme tutto quel tesoro!

Le avventure di Aladino

C’è da dire però, che la tipologia di narrazione non consente al lettore di immedesimarsi in prima persona, probabilmente anche per l’assoluta irrealtà di talune scene e avventure!

Ciò nonostante il lettore riesce a figurarsi perfettamente le ambientazioni, gli oggetti, i personaggi e persino i suoni tanto è vivida la narrazione. In tal senso l’uso che si fa dell’ipotiposi, è da intendersi non tanto una “scelta” letteraria, quanto piuttosto una necessità narrativa, poiché sempre va ricordato che Le mille e una notte sono figlie di una trasmissione orale, per altro non esattamente databile, ma comunque riconducibile al X secolo. E solo più tardi, nel XII-XIII secolo si hanno le prime stesure (tutte per altro differenti tra di loro), fino ad arrivare nel 1400 alla stesura definitiva che è quella che oggi possiamo leggere.

Insomma non è il Pañcatantra indiano, ma ha comunque attraversato un bel po’ di secoli per arrivare fino a noi, e di questo direi che possiamo solo che essere riconoscenti al lavoro di tutti i vari traduttori e trascrittori che si sono adoperati in tal senso.

La tua immagine abita tra il mio occhio e la mia palpebra chiusa. Il tuo ricordo s’insinua in ogni battito del mio cuore.

Il pescatore e il jinn

Più in generale ne Le mille e una notte, troviamo impiegate delle tecniche che dal punto di vista letterario risultano innovative, poiché figlie della tradizione orale, a cui i diversi narratori fanno ricorso. Il fine è quello di incrementare la drammaticità delle storie e saturare emotivamente il lettore/ascoltatore, che nel rendersi conto dell’assurda fantasticheria di cui viene messo a parte, è comunque incapace di smettere di leggere/ascoltare.

Io credo che l’approccio migliore con cui si può scegliere di esplorare Le mille e una notte, è quello di non ricercare affinità con quanto le varie trasposizione cinematografiche per adulti e bambini hanno cristallizzato nella nostra mente.

Si rende infatti necessario un approccio ex novo, perché solo in questo modo si può effettivamente cogliere tutto il gusto dell’onirico che la magia e le creature fantastiche come i  jinn e spiriti, per altro di derivazione persiana, ci ispirano.

Ospite, questa è la casa della gioia: le sue pareti portano a colui che qui risiede calma e serenità, e qui egli oblia tutti gli affanni, alla porta li lascia.

Il facchino e le dame

E quando dico esplorare, mi riferisco proprio a quella sensazione che accompagna il viaggiatore curioso, perché oltre ad avere una genesi multipla dal punto di vista evolutivo, ne Le mille e una notte, tale molteplicità ha una trasposizione anche dal punto di vista ambientale poiché ci muoviamo tra la Persia, l’Egitto, paesi arabo-musulmani come la città di Baghdad o il porto di Basra e persino la Cina e ovviamente l’India.

Ecco quindi che ci troviamo immersi in luoghi che soddisfano il nostro gusto dell’esotico e del viaggio, il tutto comodamente adagiati sul nostro divano bevendo dell’ottimo the, ovviamente indiano, prendendoci il giusto tempo per riflettere sulla morale che accompagna ogni racconto, e se Shahrazād con il suo narrare è riuscita a far riflettere il suo sposo, re persiano Shahriyār, puoi essere cert* che qualche riflessione germoglierà anche nella tua di mente, che se poi ti ricordi gli insegnamenti delle lezioni di italiano a scuola, i compiti dei racconti orali erano due: intrattenere e insegnare e direi che nel caso di Le mille e una notte, abbiamo entrambi gli obiettivi soddisfatti.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Info bibliografiche

Titolo originale: Les mille et une nuits

Autore: –

Prima pubblicazione: 900-1400

Prima pubblicazione in Italia: –

La mia edizione: Prima edizione classici Bur Deluxe Marzo 2016

Editore italiano: Il libro è un “self publishing

Collana: –

Genere: Fantastico, Novella, Poema indiano

Numero di pagine: 510

Preceduto da: –

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E chi l’ha detto che a pensare non si risolve niente? Pensa che ti passa

E chi l’ha detto che a pensare non si risolve niente? Pensa che ti passa

GROWTH, MIND & BODY, SELF HELP

E chi l’ha detto che a pensare non si risolve niente? Pensa che ti passa!

Un invito ad avere consapevolezza dei propri pensieri e a ricordarsi di quanto dedicare del tempo alla riflessione ponderata sia un’arma potente ed efficace.

9 AGOSTO 2021 – ROMA

GROWTH, MIND & BODY, SELF HELP

Pensa che ti passa di Francesco Cornalba. Ecco la mia recensione.

Diversamente da quanto ho scritto per il libro Le ore di Michael Cunningham, di questo libro mi ricordo bene il momento dell’acquisto.

 

 

Ero alla Borri Bookstore di Roma-Termini. Quando mi capita di essere nei paraggi mi ci fermo sempre anche se di base non ho in programma di acquistare alcun libro, anzi spesso finisco con l’aggiungere alla mia lista di libri da comprare altri libri che mi catturano per qualsiasi motivo.

 

 

 

Ma tornando al libro di cui scrivo in questo articolo, questo libro dalle dimensioni piccolissime era lì davanti a me, mi ci sono imbattuta per caso perché qualcuno lo aveva lasciato fuori posto. Ci siamo guardati, io l’ho preso in mano e colpita dalla carta paglia (quella che si trova in alcuni ristoranti come tovaglietta per capirsi), e dalle sue dimensioni “super tascabili” ho deciso di portarlo a casa con me, senza aver letto nulla ne dell’argomento né tantomeno dell’autore.

 

 

 

Dicotomia del controllo

 

 

Di conseguenza tutto quello che ho letto, e scoperto, in questo libro per me è stato una sorpresa costante. A posteriori lo posso tranquillamente definire un libro sullo stoicismo, non nel senso filosofico del termine, ma prettamente pratico. Che esistono infatti nella nostra vita tutta una serie di altre esistenze, situazioni, eventi, predisposizioni, facilitazioni che sfuggono il nostro controllo. Perché sì, è vero non possiamo assolutamente controllare tutto; Dunque imparare ad accettare ciò che non possiamo modificare è effettivamente il primo vero passo che possiamo e dovremmo tutti fare, nel momento in cui decidiamo di portare la nostra vita dove vogliamo.

 

 

 

È ovviamente diverso se nasciamo in un luogo piuttosto che in un altro, in una famiglia piuttosto che in un’altra, se la nostra mente ragiona nel modo più nel modo che più ci facilita rispetto a dover imparare a fare e ottenere tutto questo in maniera autonoma. Non si tratta di fattore C, quanto piuttosto di comprendere che esistono forze che appunto sono il risultato di azioni che altre persone hanno compiuto prima di noi e che noi ad oggi rispetto alle quali noi oggi subiamo l’influenza positiva o negativa che sia, ma

 

quando L’esito della valutazione primaria sopravanza quello della secondaria, scatta la percezione di stress e si attiva il coping, lo sforzo di gestione intenzionale.

Differenza tra intenzione e costanza

  • Nessun fattore esterno (situazione, accadimento) è in negativo positivo… Il bravo storico non si turba, perché si rende conto che non è accaduto nulla di grave.

  • È fondamentale distinguere ciò che è da noi controllabile da ciò che non lo è (si chiama dicotomia del controllo)
  • L’universo fa quello che deve… L’anima si calma quando trova d’accordo con ciò che accade
  • La forza di volontà è simile a quella di un muscolare, più si esercita più cresce. Il la tra virgolette programma del disagio volontario“ è un modo per allenarla tre… Rafforza l’animo e mitiga la paura in vista di prove future, fa riscoprire il valore di quello che sia, a destra prendere decisioni a tenere la rotta
  • Per essere meno vulnerabili nelle avversità, attuare la “premeditazione dei mali“
  • Riconoscere, accettare e denunciare i propri limiti
  • Astenersi dal giudizio per non confondere i fatti con le opinioni
  • Riconsiderare la propria mortalità giorno per giorno

Di volta in volta rispondiamo ai nostri pensieri, non alla situazione esterna in sé.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Info bibliografiche

Titolo originale: Pensa che ti passa

Prima pubblicazione: 2019

Prima pubblicazione in Italia: 2019

La mia edizione: 2019

Editore italiano: Emi

Collana: –

Genere: Auto aiuto

Numero di pagine: 59

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La mucca viola | Seth Godin

La mucca viola | Seth Godin

Libro su Frida Kahlo

MARKETING

A pensarci sono una “Mucca viola” da tutta la vita

Seth Godin è indubbiamente uno dei massimi esponenti nel campo del marketing, ma attenzione! non il marketing copia incolla, quello dei social network o dell’advertising comunque lo si intenda.

9 AGOSTO 2022 – ROMA

MARKETING

La mucca viola di Seth Godin. Ecco la mia recensione.

 

Il marketing di Seth Godin è quello dello Straordinario, si perché la nuova P inizia proprio per S, in quanto ad oggi le “storiche P del marketing” non funzionano più, ed ecco perché a queste si deve aggiungere una nuova P che corrisponde a Purple Cow: ossia “Mucca viola”.

Qualche volta devi andare indietro, per poter andare avanti.

  • Prodotto
  • Prezzo
  • Promozione 
  • Posizionamento 
  • Pubblicità 
  • Packaging 
  • Passaparola
  • Permesso
  • PURPLE cow (La mucca viola)

La nuova P inizia per S di straordinario

Con il termine Mucca viola,  Seth Godin intende sintetizzare il concetto di differenziazione dalla massa, il concetto di non standardizzazione e soprattutto quello di avere idee visionarie e il coraggio di credere in queste, al punto da mostrarle al mondo e trarre da questo coraggio, quel vantaggio competitivo che solo un’idea straordinaria può sperare di raggiungere, e mantenere per il tempo che si riesce a far produrre latte a questa mucca.

Ho letto “La mucca viola” senza avere il “mito di Seth Godin”, e parte di quello che mi è piaciuto di questo suo libro, è l’uso di un linguaggio semplice e diretto.

Si capisce sin da subito, che questo testo non nasce in un unico momento, e infatti lo stesso autore nel postfazione conferma questa sensazione, affermando che quelli riportati sono:

una serie di appunti ricorrenti sul mio blog, e chi lo consulta regolarmente ha potuto leggerlo in anticipo

…e per quel che mi riguarda scoprire il suo blog, o meglio la sua abitudine di scrivere un articolo, per quanto piccolo, e ogni giorno dal 2002 è stato molto ispirante, al punto da spingermi a farlo a mia volta nella mia “rubrica quotidiana” Per te.

IDEAVIRUS

Seth Godin in La mucca viola, ci parla di essere audaci, coraggiosi, di non smussare gli angoli delle nostre idee e dei nostri progetti nel vano tentativo di piacere “a tutti”, perché questo è impossibile, dispendioso e controproducente. 

La prudenza è rischiosa

Vero è, che potresti ottenere dei grandissimi risultati nel tentativo di compiacere o acquietare l’animo altrua

A tal proposito conia il termine di Ideavirus, una parola che vuole subito renderci chiaro il potere dilagante (al pari di un virus appunto), di un’idea che vale la pena essere trasmessa, raccomandata, consigliata, chiacchierata, raggiunta, acquistata.

OTAKU

Disposti all’interno del grafico di Moore, i consumatori si suddividono in cinque sostanziali gruppi, dove il gruppo che si colloca in maniera centrale è composto da due metà speculari. Questa porzione, che è la più grande è quella appunto delle masse, ossia i destinatari principali del “vecchio marketing” come ad esempio quello che si faceva in televisione, ossia quello che punta a colpire un numero quanto più possibile ampio di pubblico, quale però si conosce poco o niente.

  • Innovatori
  • Adottatori precoci (adopters)
  • Maggioranza precoce =
  • Maggioranza tardiva =
  • Ritardatari (adapters)

Ovviamente questo tipo di promozione (di un servizio o un prodotto) è ancora in uso, e non è che non produca risultati, ma quello che produce ha un costo decisamente più alto, rispetto a quello che ad oggi si può ottenere orientando le nostre attenzioni, ad attrarre  gli innovatori e gli adottatori precoci.

i, ma la vita è un viaggio e non contano soltanto i traguardi! Infatti ciò a cui dovremmo dedicare “almeno” pari attenzione è il viaggio di per se, che tra l’altro a conti fatti, è quello che ci richiederà sempre la maggior parte del nostro tempo.

Otaku indica qualcosa che è più di un hobby ma senza arrivare a essere una fissazione, diciamo una forte passione.

Questo è il pubblico ideale in quanto per sua naturale inclinazione, è orientato a scoprire, testare, acquistare per primo il nuovo prodotto o servizio. E rimanendone soddisfatto sarà ben felice di condividere il suo “primato”, con chiunque conosca.

Questa è la “minoranza” (si fa per dire), di coloro che hanno l’Otaku ossia quella sfrenata passione, per un certo qualcosa e ciò che stai vendendo, devi  necessariamente venderlo a loro per primi.

Poi loro lavoreranno per te, e arriveranno in maniera dilagante alla maggioranza del mercato: quello precoce e quello tardivo, che sono il tuo obiettivo finale.

(…) ma vale la pena viaggiare un’ora in auto per mangiarle?

STARNUTITORI

Il mercato a cui puntare in fase di decision marketing deve essere una nicchia. E non una nicchia qualsiasi, ma esattamente quella che è disposta a parlare del prodotto e/o  servizio che hanno acquistato da te, e di come abbia migliorato la loro vita, l’abbia arricchita, abbia risolto un determinato problema in un modo innovativo e decisamente migliore rispetto agli altri competitor.

Et voilât, le jeux son fait.

(…) questi diffusori di virus “infettano” molto rapidamente gli amici.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

In un batte d’occhio, “membri” della maggioranza baseranno i loro futuri acquisti sulla fiducia riposta in colui/colei con il/la quale c’è un rapporto di fiducia, tale da influenzare il suo acquisto, tale da far ricordare di voi, del vostro prodotto/servizio al momento dell’acquisto, anche nel caso in cui questo avvenga tardivamente.

(…) prima trova la nicchia di mercato, poi si realizza il prodotto straordinario, non il contrario.

PERMISSION MARKETING: Marketing di massa vs. Direct marketing

Il vecchio marketing è morto: quello dove si puntava alla massa. Adesso il marketing è direzionato esattamente a chi ha bisogno di risolvere il problema che tu sei in grado di risolvere mediante il tuo prodotto/servizio.

Di fatto, ci insegna Seth Godin, è più facile vendere a chi già ti conosce che a chi ti “incontra” per la prima volta. 

Quando hai conquistato la fiducia del tuo pubblico, questo accoglierà di buon grado tutti i tuoi prodotti successivi, o comunque sarà disposto ad ascoltare ciò che hai da dire loro, di fatto hai ottenuto il loro permesso.

È questa la differenza sostanziale tra il direct marketing e i vecchi spot televisivi, o marketing di massa.

Il direct marketing oltre a dirigersi verso il pubblico per il quale il tuo prodotto/servizio è giusto, fidelizza e fa in modo che il tuo cliente, resti appunto tuo.

La mucca viola

A fine libro ci sono 25 colonne di marchi che sono delle vere e proprie Mucche viola. Alcune sono nate con il vecchio modo di fare marketing, altre con una pubblicità più attuale e ben assestata, altri ancora con il passaparola.

Poco conta in effetti il come siano arrivate ad essere dei leader di mercato, quello che conta è il perché, e il perché lo troviamo nella loro essenza nella loro stessa linfa vitale.

(…) Queste aziende hanno il marketing che scorre nelle vene.

Di fatto essere una mucca viola significa procedere per la propria strada. Credere in se stessi, nel proprio prodotto e servizio e quindi proporlo per ciò che è: qualcosa di assolutamente straordinario.

Dove finisce il prodotto e dove inizia la pubblicità?

Non ci sono regole definite per dare vita a un’autentica mucca viola, eppure sono davvero un’infinità le possibilità verso le quali possiamo orientarci, in fondo

Può essere semplicemente il modo in cui si risponde al telefono.

a contraddistinguerci rispetto agli altri.

Basta, farsi limitare da budget iniziali sotto le aspettative, usa quello che hai adesso e inizia a pensare più da designer che da marketer, solo così suonerai le corde delle emozioni e le persone si ricorderanno di te.

Il marketing è morto

Lunga vita al marketing

Se tuttavia non avete il tempo di farlo adesso, che cosa vi spinge a pensare di avere il tempo di farlo più avanti?

Info bibliografiche

Titolo originale: Purple cow

Autore: Seth Godin

Prima pubblicazione: 2002

Prima pubblicazione in Italia: 2002

La mia edizione: XXVIII edizione Sperling & Kupfer 2020

Editore italiano: Sperling & Kupfer

Collana: Gli indispensabili

Genere: Marketing

Numero di pagine: 208

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Tra le ore che diventano giorni si intreccia la storia di quattro donne

Tra le ore che diventano giorni si intreccia la storia di quattro donne

ROMANZO

Tra le ore che diventano giorni si intreccia la storia di quattro donne.

La profonda connessione che c’è tra le donne è ciò che celebra Le ore di Michael Cunningham.

9 AGOSTO 2021 – ROMA

ROMANZO

Le ore di Michael Cunnigham. Ecco la mia recensione.

Alla prima lettura non avevo decisamente compreso il senso di Le ore di Michael Cunningham; in realtà (differentemente da come di solito mi capita), non ricordo la sensazione che ho provato quando l’ho acquistato, e nemmeno il perché io l’abbia scelto. Probabilmente credo fosse proprio per il mio volere leggere il libro di un autore che non conoscevo; infatti Le ore è il primo romanzo di Michael Cunningham che leggo.

Il titolo ovviamente suggerisce un tema importante che è appunto quello del tempo, del suo scorrere più o meno lento, del suo concederci di fare o non fare determinate esperienze, o di vivere esattamente quelle emozioni che solo la sua abbondanza o assenza, è in grado di farci provare.

Le ore, e per estensione il tempo fatto anche di istanti (si pensi alla scena della finestra e di Richard), costituiscono ovviamente un nodo significativo nelle vicende che Cunningham intesse e ci narra. 

Viene da chiedersi se sia il tempo a governarci, o se siamo noi a governare lui, chiudendolo in un orologio da taschino; come era costume all’epoca di Virginia Wolf, che muore suicida nel 1941.

Nemmeno io in un primo momento avevo capito la reale connessione che c’era tra le tre donne, le tre protagoniste di Le ore di Michael Cunningham, e onestamente non mi era affatto chiaro il perché uno scrittore scrivesse di una “storia nella storia”(neanche stessimo guardando Inception, film che tra l’altro amo profondamente!), eppure lo fa, e ci riesce conquistando prestigiosi riconoscimenti come:

  • Premio Pulitzer 1999 per la letteratura
  • il Pen/Faulkner Award
  • il Premio Grinzane Cavour 2000 per la narrativa straniera.

L’autore prende a soggetto proprio Virginia Wolf, “ritratta” mentre scrive il suo celebre romanzo: la Signora Dalloway. Ed è proprio quello stesso romanzo che Laura Brown porta con se nel giorno in cui decide di evadere della sua vita, chiudendosi in una stanza d’hotel con un libro, quel libro. E che per ironia (letteraria) è esattamente il nomignolo che viene scelto per Clarissa Vaughan dal suo caro Richard. Il tutto si intreccia alla perfezione, dando quasi l’impressione che nella realtà i fatti possano effettivamente essersi svolti in questa maniera, e che così potranno ripetersi uguali a se stessi, in maniera ciclica, negli anni a venire.

E c’è anche lei,, Clarissa non più la signora Dalloway: non c’è più nessuno a chiamarla così…
E a un’altra ora davanti a sé.“venga, signora Brown,“ dice. “È tutto pronto.“

Con queste parole Cunningham sceglie di sottolineare nell’ultima frase di Le ore, quella che è la ciclicità del tempo, quello che è il chiudersi di un cerchio che è arrivato al suo giro conclusivo con la morte di Richard e che, forse ha un nuovo inizio, in un rapporto che fino al capitolo conclusivo non era stato introdotto: quello tra la donna che ha amato Richard e quella che lo ha messo al mondo. Così che oltre ad essere unite dalla “fantasia” di Richie, ora forse lo sono anche perché le loro! di vite effettivamente sono affini.

 

Naturalmente, no: lei vuole essere amata.

Laura e Clarissa sono sí due donne diverse e con età diverse, eppure entrambe hanno provato (l’una) e provano (l’altra), quella che è l’insoddisfazione di una vita vissuta in maniera ordinaria, essendo private entrambe del loro vero amore, dell’amore verso se stesse e verso la vita in generale.

Ecco, la vita, questo è davvero l’argomento verso il quale Michael Cunningham ci invita a rivolgere il nostro pensiero. La vita con tutto ciò che la rende tale!

La vita che scorre mentre rinunciamo alla nostra natura, per assecondare lo stereotipo che ci impone di essere in un determinato modo (Laura che in realtà ama _————), la vita alla quale rinunciamo in maniera estrema perché non la vogliamo più (Virginia che sceglie di suicidarsi), la vita dalla quale vogliamo fuggire perché priva di emozioni degne di essere vissute (Clarissa che preferisce ricordare un passato che poteva essere e non è mai stato).

Ha tre anni più di lui (c’è qualcosa di vagamente indecoroso in questa differenza, qualcosa di vagamente imbarazzante).

Di questo leggiamo: di pezzi di vita di queste tre donne che vivono in momenti diversi, in età diverse, in luoghi diversi, in realtà diverse. Eppure tutte e tre hanno l’animo tormentato, perché non c’è alcun amore travolgente che si impossessa del loro cuore, donando, a ciascuna di loro, la vita che tanto desiderano.

“Ti amo” è abbastanza facile. “Ti amo” è diventato quasi ordinario.

É questo anche un tema significativo in cui ci imbattiamo, l’amore; tanto nella sua assenza o freddezza (Laura e il marito; Clarissa e Sally), quanto nel non essere corrisposto (Richard & Clarissa), quanto ancora nella sua manifestazione infelice o superficiale tra persone dello stesso sesso (Richard e i suoi amori tra cui Louis; Laura e la sua vicina di casa; Julia e Mary; Louis e Hunter).

Oppure ancora l’amore incerto di una madre verso il figlio e di un figlio verso la madre…

Mamma ti amo

…e l’amore che non sboccia (Clarissa e Louis), a dispetto della volontà di unirsi anche in quella maniera.

E mentre l’amore unisce, la sua assenza crea distacco e voglia di evadere, di andare altrove, di fuggire. Ed ecco che incontriamo un altro tema: quello della fuga.

Lo incontriamo quando Virginia si uccide (seppur nel romanzo non è descritto l’evento il lettore ne è comunque consapevole), quando va in stazione per fuggire da Charleston. E ancora quando Laura prende una stanza in hotel per fuggire dal suo quotidiano (ci resta infatti per poche ore, in compagnia del libro della Wolf), o quando Clarissa fantastica su quella che avrebbe potuto essere la sua vita se… E ovviamente il gesto estremo e teatrale di Richard che sceglie di volare via, da quella che era la prigione della sua malattia, del suo corpo, della sua casa, della sua vita e persino della sua stessa arte.

(…) e che se ne andasse vi sarebbe felice, o più che felice. Sarebbe se  stessa.

La morale che colgo in questo intreccio di tormenti, a prescindere che l’autore volesse comunicarcene una, è questa: che la vita è una, che la vita va vissuta esattamente come vogliamo e con chi vogliamo, e al massimo dell’intensità di eventi, esperienze ed emozioni che siamo in grado di custodire in noi mantenendo quell’equilibrio che abbiamo costruito mattone dopo mattone per tutta la nostra vita. 

Odia trascorrere le sue ore buone a fare qualsiasi altra cosa che non sia scrivere.

Fatto questo, è sano tanto guardare al passato sia con affetto che con nostalgia, ma il nostro obiettivo più grande è la concretizzazione di un futuro che al massimo può superare le nostre aspettative, ma mai esserne al di sotto.

E per tutto ciò che la vita ci riserva, che non era in programma e che mai avremmo immaginato ci capitasse, accogliamolo e facciamo anche di questo, qualcosa di straordinario, così che nel complesso l’intera nostra esistenza possa essere unica, soddisfacente e che in tutte “le ore” e gli istanti che la compongono noi possiamo effettivamente esserne grati e felici, consapevoli che meglio di come abbiamo fatto possono farlo solo i nostri successori, ai quali lasciamo la nostra eredità, affinché usino al meglio il loro tempo e facciano errori diversi da quelli che abbiamo (forse) fatto noi.

Non rimpiangerà le possibilità che ha perduto, i suoi talenti inesplorati.

E comunque amiamo la città, il mattino; più di ogni altra cosa speriamo  di averne ancora. Solo il cielo sa perché lo amiamo tanto.

Personaggi

  • Virginia Woolf: autrice del libro e raccontata nei momenti più feroci della depressione che la portò a togliersi la vita
  • Laura Brown: casalinga e una madre di famiglia che nell’America degli anni cinquanta, anche grazie al libro della Woolf, troverà il coraggio di cambiare vita
  • Clarissa Vaughan:  un’intellettuale newyorkese che dai tempi del college vive col nomignolo di Mrs. Dalloway per le sue somiglianze col personaggio creato da Virginia Woolf
  • Oliver: marito di Clarissa
  • Sally: compagna di Clarissa
  • Walter Hardy: lavora per Oliver
  • Virginia:
  • Quentin: figlio di Virginia
  • Angelica: figlia di Virginia
  • Leonard: marito di Virginia
  • Nelly: domestica di Virginia
  • Vanessa: sorella di Virginia
Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Info bibliografiche

Titolo originale: The hours

Autore: Michael Cunningham

Prima pubblicazione: 1998

Prima pubblicazione in Italia: 1999

La mia edizione: Ottobre 2001

Editore italiano: Bompiani

Collana: Tascabili

Genere: Romanzo

Numero di pagine: 166

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