Ce lo ricordiamo ancora quanto contano “Le piccole virtù”?

Ce lo ricordiamo ancora quanto contano “Le piccole virtù”?

RACCONTO BREVE

Ce lo ricordiamo ancora quanto contano “Le piccole virtù”?

In un mondo che va avanti velocissimo, esistono ancora, forse non troppo sommerse delle virtù, che grandi o piccole, sono una bussola nella frenesia

9 AGOSTO 2021 – ROMA

RACCONTO BREVE

Le piccole virtù di Natalia Ginzburg. Ecco la mia recensione.

 

Mi ha molto sorpresa arrivare a leggere l’ultimo dei 10 racconti che compongono “Le piccole virtù” di Natalia Ginzburg e apprendere che l’autrice ritiene che “le piccole virtù” non sono le cose più importanti da insegnare ad un figlio! 

Tutti i racconti del resto affrontano problemi di vita quotidiana, quasi ordinari e che tuttavia toccano nel profondo la Ginzburg, che trova qui raccolti i suoi racconti, che lei scrisse e pubblicò in momenti diversi della sua vita e su diversi quotidiani.

I racconti sono divisi in due parti; sei racconti compongono la prima parte mentre gli altri quattro compongono la seconda.

  • Inverno in Abruzzo 1944
  • Le scarpe rotte 1945
  • Ritratto d’un amico 1957
  • Elogio e compianto dell’Inghilterra 1961
  • La Maison Volpè 1960
  • Lui e io 1962

Parte seconda:

  • Il figlio dell’uomo 1946
  • Silenzio 1951
  • I rapporti umani 1953
  • Le piccole virtù 1960

Credo che l’organizzazione di questa raccolta sia stata ben concepita; infatti mentre nella prima parte troviamo situazioni destabilizzanti e drammatiche e che in generale ci parlano di sofferenza, rinunce e sacrifici; la seconda parte invece, che è quella che preferisco, ci parla di speranza e certezza. 

Diversamente dalla prima parte infatti, non si parla delle certezze che ci vengono strappate, ma di quelle che creiamo e manteniamo nelle nostre vite, con amore e voglia di sentire la terra sotto i piedi in una concretezza che la scrittura di Natalia Ginzburg riesce perfettamente ad esprimere.

Leggendo questi racconti ci rendiamo immediatamente conto che sono “maturi”, ma non dal punto di vista letterario, quanto piuttosto da quello personale: di lei come ragazza, di lei come donna, di lei come figlia, di lei come madre, di lei come moglie.

Questi racconti ci offrono uno spaccato della sua vita personale. L’autrice abbandonando la lirica ed emotiva letteratura femminile, si immerge in un profondo percorso di introspezione, che ci guida e ispira a farlo a nostra volta, rivalutando quelle che sono le nostre priorità e il nostro stesso modo di stare nel mondo.

La Ginzburg usa fatti comuni e noti ad un vasto pubblico, O più semplicemente all’essere umano; come i rapporti con gli amici dello stesso sesso o di sesso diverso, l’amore che sboccia, le differenze con il partner, quel partner che non ci saremmo mai aspettati diventasse tale, ecco che al dunque volge lo sguardo al suo passato.

Il tono che intride e funge da filo conduttore della raccolta è quel sentimento misto tra lo smarrimento per il non sapere cosa fare della propria vita, in un momento in cui assolti tutti i proprio doveri di studentessa, figlia, moglie e madre ecco che ci si rende conto di aver ubbidito a regole che non sempre le hanno permesso di esprimersi appieno.


Quando in Le scarpe rotte ci parla del suo trascorrere del tempo con una sua amica squattrinata e di avere entrambe un solo paio di scarpe malandate, ecco che quanto appena detto risulta lampante! Lei non si sente a disagio nel non avere mezzi o nello scegliere consapevolmente di vivere con un tenore di vita più libero e svincolato dalle etichette.

Era facile individuare i poveri e i ricchi, guardando il fuoco acceso

Inverno in Abruzzo

Infatti pone sempre il pensiero e quindi ci fa immaginare il suo senso di dovere verso la famiglia, che si occupa dei suo figli e ai quali non fa mancare nulla tra cui le scarpe, e che a lei stessa non sarebbe consentito di indossare quelle stesse scarpe bucate:

(…) in una casa dove non mi sarà permesso di portare le scarpe rotte.

Le scarpe rotte

che per lei sono da un lato sì l’espressione della sua ristrettezza di mezzi finanziari e da un lato però anche l’emblema della possibilità di essere come si vuole e chi si vuole in questo mondo, proprio come la sua amica che in qualche modo guarda con una sorta di affettuosa invidia, proprio in funzione della corda che prima o poi la costringerà a “tornare a casa” mentre la sua amica ne è sprovvista in quanto priva di legami.

(…) e scoprimmo, con profondo stupore, che anche nella nostra grigia, pesante e imponente città si poteva fare poesia.

Ritratto d’un amico

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Ed ancora torna la casa quando ci parla della Torino che sente casa sua, del confronto tra l’Inghilterra e l’Italia, portando sempre a noi che la leggiamo quel senso di nostalgia e calore domestico che sente mancare nella sua vita, come pure quell’impulso “giovanile” di voler scoprire ed esplorare sia sé stessa che il mondo, esprimendo sempre se stessa al meglio come ci parla in “Un amico” dove celebra le qualità di Cesare Pavese.

(…) è un paese dove si sanno costruire le case.

Elogio e compianto dell’Inghilterra

In realtà rievoca un momento della sua vita in cui era ancora capace di essere la versione migliore di se stessa, perché metteva se stessa a contatto con stimoli che erano funzionali alla sua crescita e a nutrire quella che è la sua unica vocazione: lo scrivere!

Il mio mestiere è quello di scrivere e io lo so bene e da molto tempo.

Il mio mestiere

Io non so amministrare il tempo. Lui sa.

Lui e io

Quando in il “Il mio mestiere” ci parla di come abbia voluto per amore dei figli mettersi da parte e mettere da parte la scrittura, ecco che sentiamo tutto il conflitto di essere felice concretamente per due aspetti della sua vita: la famiglia e la sua vocazione, che tuttavia non sempre sono stati facilmente conciliabili e tra i quali non sempre si sono riusciti ad intessere le migliori gerarchie in termini di priorità, almeno per quello che riguarda il suo essere una scrittrice che lei percepisce come un qualcosa che può esistere solo nella sua vecchiaia, quando in qualche modo non da “fastidio” a nessuno e non ci sono più “altri” ruoli per lei da interpretare, che abbiano più importanza della sua stessa essenza.

truffare con parole che non esistono davvero in noi e che abbiamo pescato su a caso fuori di noi e che mettiamo insieme con destrezza perché siamo diventati piuttosto furbi.

 

Eppure Natalia Ginzburg ringrazia con profondo affetto tutto quello che l’ha tenuta distante dal suo scrivere, al pari di quello che ce l’ha avvicinata, poiché lei nulla rinnega della sua vita e tutto è funzionale ad essere se stessa, ossia la scrittrice che è in realtà.

(…) in cui sarò una vecchia scrittrice famosa.

Scarpe rotte

A conti fatti il suo mestiere è lei che se l’è sempre costruito, contrastando le innumerevoli critiche sminuenti della famiglia in particolare dei suoi fratelli, il fatto che sin da bambina “lei” sapeva perfettamente quale era la sua priorità mettendo da parte praticamente tutto fuorché lo sperimentare e il trovare quindi il suo modo di esprimersi nel testo scritto, vuoi ora in forma prosaica o dei primi versi.

Diventavamo in sua compagnia molto più intelligenti; ci sentivamo spinti a portare nelle nostre parole quanto avevamo in noi di migliore e di più serio.

Ritratto d’un amico

Il vero banco di prova in fondo, è sempre l’esperienza diretta, quella nella quale scrivendo capiamo la “forma” nella quale ci sentiamo a nostro agio e nella quale riusciamo a dare il meglio di noi, come del resto ci capita anche nella vita.

(…) invece quando scrivo delle storie sono come uno che è in patria.

Il mio mestiere

Quando scrivo qualcosa, di solito penso che è molto importante e che io sono un grandissimo scrittore.
Credo succeda a tutti. Ma c’è un angolo della mia anima dove so molto bene e sempre quello che sono, cioè un piccolo, piccolo scrittore.

Il mio mestiere

Vero è che in “Piccole virtù” di Natalia Ginzburg l’autrice stessa confuta l’importanza delle piccole cose poiché per loro natura non ne possono contenere di grandi, eppure nonostante questo credo che le piccole virtù possano intendersi in conclusione in due maniere differenti, ossi come se da un lato ci fossero i valori, quelli di cui parla appunto in “Le piccole virtù” mentre da un lato ci sono le virtù delle piccole cose, ossia tutte quelle che cooperano a definire chi siamo e come siamo.

Si nutre e cresce in noi.

Il mio mestiere

Nessun scrittore italiano capisce, come lei, cosa sia una famiglia. Vivere insieme, sedere alla stessa tavola; essere avvolti dalle stesse pareti e dagli stessi mobili; conoscere soltanto noi quel modo ostentato o dimesso di pronunziare una parola, intendere in pochi una vecchia ricetta di cucina, ricordare insieme la storia di un cassettone o di un quadro, e i loro spostamenti attraverso la casa…

Pietro citati

Info bibliografiche

Titolo originale: Le piccole virtù (italiano)

Autore: Natalia Ginzburg

Prima pubblicazione: 1962

Prima pubblicazione in Italia: 1962

La mia edizione: Seconda edizione 1962

Editore italiano: Einaudi

Collana: –

Genere: Racconto breve

Numero di pagine: 136

Preceduto da: –

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Se ti piace scrivere e sei, o impari ad essere costante, il copywriter è il mestiere giusto per te! Parola di Riccardo Esposito

9 AGOSTO 2021 – ROMA

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Fare blogging. Il mio metodo per scrivere contenuti vincenti di Riccardo Esposito. Ecco la mia recensione.

 

“Fare blogging. Il mio metodo per scrivere contenuti vincenti”, il titolo dice tutto!

Questo non è un libro dove troverai la guida in pochi semplici step per scrivere il contenuto perfetto per il tuo blog o per i vai blog dei tuoi clienti; è uno dei metodi possibili e soprattutto è quello che l’autore Riccardo Esposito ha trovato per ottenere il miglior risultato che sia in grado di ottenere.

In effetti questo è il primo grande punto da cui partire quando si sceglie di approcciare al copywriting perché fare blogging significa esattamente questo: raccontare storie e raccoglierle in un unico luogo, un blog appunto, nel quale il visitatore trova auspicabilmente esattamente quello che cerca… ma qui parliamo anche si SEO e se vuoi puoi approfondire nel libro di Francesco Margherita.

Il primo punto dal quale Riccardo Esposito ci suggerisce di partire è quello di pensare come chi andrà a leggere e non come chi scrive, mettendo per il tempo della creazione di quel contenuto in pausa il nostro ego e mettendo a disposizione del lettore il nostro sapere.

Fare blogging vuol dire condividere gli argomenti giusti con le persone giuste.

Il mestiere del copywriter

Prima ancora di pensare a posizionarsi dal punto di vista dei motori di ricerca o di pensare al copywriting persuasivo, e di vedere nel fare blogging un modo semplice e veloce per garantirsi un entrata fissa magari vendendo spazi pubblicitari all’interno del proprio sito internet, ci si dovrebbe infatti prima interrogare se effettivamente l’idea di passare giornate intere a scrivere è qualcosa che ti rende felice.

In base alle esigenze nascono gli obiettivi.

Quando ti piace quello che fai la qualità del tuo lavoro migliora sensibilmente e ovviamente anche la qualità della tua vita si alza più di quanto potresti mai aver immaginato.

Non si tratta quindi solo di essere un blogger appassionato per il piacere di fare bene il proprio lavoro ma soprattutto per riuscire effettivamente a farlo bene in termini di risultati oggettivi.

Un contenuto deve essere pensato intorno all’obbiettivo da raggiungere.

Da utente ti sarà capitato di cercare qualcosa online e di iniziare a leggere un articolo ben scritto, uno che sì è lungo e quindi dettagliato, ma anche scritto così bene da indurti a leggere ogni riga e quando lo hai finito a volerne leggere anche un’altro. Se ti sei imbattut* in un articolo del genere hai letto un pillar article (o long article), che si differenzia da qualsiasi altro contenuto testuale non solo per la lunghezza ovviamente, o il posizionarsi in maniera organica, ma proprio per il tono di voce appassionato e semplice con cui si spiega in maniera meticolosa proprio quell’argomento che interessa il lettore.

Vero è che per ogni lavoro bisogna mettere in conto di avere dei momenti più intensi rispetto ad altri e che in generale ti fanno perdere di vista il tuo perché, il motivo vero per il quale hai scelto tra le mille (ed è riduttivo) possibilità del web di scegliere proprio quella del copywriter, ma proprio perché quello di fare blogging è un mestiere creativo, ecco che diventa necessario avere sin da subito delle motivazioni forti.

Quando ci metti il cuore tutto diventa più facile.

Blogger di lavoro

Se quando scrivi non ti stai divertendo si vede o meglio questo si legge!! Certo che ci sono argomenti per noi più piacevoli da affrontare rispetto ad altri, perché magari incontrano proprio i nostri gusti personali, ma la certezza è che se ti piace fare il blogger e quindi creare contenuti testuali dietro pagamento perché si fare blogging e quindi il copywriter è un lavoro che se ben fatto può portarti dei grandi risultati sia in termini di soddisfazione personale e dei clienti (che ovviamente attiveranno un passaparola per te proficuo) e ovviamente anche da punto di vista economico.

La scrittura deve essere naturale, dettata dalla passione…

Quindi se ti piace scrivere, sappi che hai un mestiere in mano! Sappi che se ti ci metti d’impegno potrai effettivamente crearti un business profittevole che ti permetterà ogni giorno di fare esattamente quello che ti piace. Quindi non ti resta altro che scrivere il tuo piano editoriale e iniziare a scrivere perché: 

c’è una marea di articoli da pubblicare. Ecco perché devi iniziare a lavorare subito.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Info bibliografiche

Titolo originale: Fare blogging. Il mio metodo per scrivere contenuti vincenti (italiano)

Autore: Riccardo Esposito

Prima pubblicazione: Settembre 2014

Prima pubblicazione in Italia: Settembre 2014

La mia edizione: II edizione – Giugno 2018

Editore italiano: Webbook

Collana: –

Genere: Manuale

Numero di pagine: 207

Preceduto da: –

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Nuova foto CV

Roma,

Giovedì, 5 Agosto 2021

Daily post 14

All’inizio della mia carriera professionale, l’ostacolo più grande che ho incontrato e voluto superare, è stato, quello di bilanciare la mia vita personale con quella professionale.

Per me è stata una delle prove più difficili da superare! É stato estremamente difficile, e sono grata a quelle persone che con la loro pazienza e costanza nello starmi vicine, mostrandomi opzioni alternative, hanno fatto si che io ora, in questo momento, potessi condividere con te questo mio fondamentale traguardo.

…e così oggi ho scattato la foto per il mio curriculum aggiornato.

Tu quanto tempo è che non lo aggiorni? ONEST*

Quello che ho scoperto è che scrivere, avere davanti agli occhi la nostra vita professionale, ci fa capire come effettivamente sia cambiata (più o meno in parallelo), la nostra vita privata.

Per me (ed è per questo che è nato thinka.it) la sfida più grande, è equilibrare la mia vita privata con quella professionale, perché da sempre l’una ha prevaricato sull’altra.

Ora invece ciò che voglio, e che condividerò con te, parlando prima di tutto a me stessa, è arrivare a vivere nell’equilibrio delle parti e mantenerlo, e soprattutto INSEGNARLO a chi vorrà apprenderlo.

Ti abbraccio forte,
lettore/lettrice di questo mio post,
Marzia.

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    Consolida subito le tue nuove abitudini

    Roma, 28 Luglio 2021

    Daily post 6

    Ogni volta che vuoi inserire una nuova buona abitudine, sappi che è perfettamente in tuo potere farlo. E ora ti darò il mio metodo, per mantenere fin da subito e in maniera quotidiana quella che è la tua nuova abitudine. Quello che devi fare è creare una correlazione tra la nuova abitudine e un’azione ricorsiva che è già consolidata e renderle interdipendenti. In questo modo avrai fin da subito la certezza di fare il parallelo il nuovo e il pre-esistente in maniera armonica e senza alterare la tua routine. In questo modo porterai a termine e senza sforzo la tua nuova abitudine e rafforzerai la tua autostima e fiducia personale.

    Certo adesso è molto facile decidere di fare una cosa nuova, e avere la certezza matematica che sono perfettamente in grado di introdurre una nuova, positiva ed edificante abitudine nella mia vita, ma ti garantisco che non è sempre stato così. Anzi, tutt’altro!

    Adesso ho trovato un mio equilibrio, e non avverto la necessità di modificare ciò che faccio nel quotidiano; ma all’inizio quando cercavo disperatamente un mio modo, la realtà era molto diversa. Arrancavo, sapevo che volevo fare determinate cose, ma non riuscivo a concatenarle fra di loro. E soprattutto sentivo, che tutte quelle cose, che in quel momento mi sembravano immense e così slegate tra di loro, e che avevo enorme difficoltà a portare avanti in maniera costante, erano esattamente quello di cui avevo bisogno nella mia vita. E soprattutto non nella mia vita attuale, ma nella vita che sognavo e che sentivo di voler concretizzare da lì a breve, e che era a portata di mano.

    In fondo il mio percorso di consapevolezza e selezione, era cominciato già da un po’ di tempo, dunque in quel momento sentivo tutta la smania di voler stringere in mano e misurare i risultati ottenuti; ma c’erano ancora degli ultimi step da fare. Primo fra tutti, consolidare efficacemente la mia nuova routine. Così una mattina mentre mi preparavo, facendo la mia doccia, truccandomi, vestendomi e bevendo il mio infuso mattutino ho pensato che se avessi creato dei gruppi di abitudini, invece che abitudini singole, allora mi sarei semplificata enormemente la vita, e avrei ottenuto di più dai gesti più semplici.

    Piccoli gesti + costanza = grandi risultai

    Ciao,
    Marzia.

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      Che dici ti metti a lavorare?!

      Roma, 27 Luglio 2021

      Daily post 5

      Il discorso è davvero molto semplice: puoi fare tutti i programmi del mondo, puoi creare una macchina perfetta che analizzi e registri ogni progresso ogni sbavatura nel tuo grande progetto, ma se in questo momento stai facendo qualsiasi altra cosa che non sia agire concretamente, io ti chiedo: “Cosa stai aspettando?!”

      Ho scoperto che a Torino sono soliti usare più il ciao che non il salve, o arrivederci e la cosa mi è piaciuta talmente tanto, che ho deciso di chiudere tutte le lettere che quotidianamente ti scrivo, con un semplice “Ciao, Marzia.”

      Ti dico questo semplicemente perché quello che devi fare ogni giorno, ogni singolo istante di ogni singolo giorno, e prendere ciò che ti circonda e metterlo dentro quello che è il tuo progetto. Solo allora, solo in quel momento avrai raggiunto il vero senso che è quello di agire in maniera organica con quello che vuoi realizzare.

      Quando ti prendi una pausa meritata (mi raccomando, niente pigrizie che a noi di Thinka non ci piacciono proprio!), anche in quel momento in realtà ti stai occupando del tuo progetto:

      • PENSA
      • PIANIFICA
      • REALIZZA
      • MANTIENI le promesse fatte soprattutto a te
      • SCALA se vuoi, quello che hai costruito

      p.s. questi ultimi punti vengono da una riflessione che ho fatto ieri sera mentre scrivevo il mio diario della gratitudine.

      Ciao,
      Marzia.

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