Le poesie d’amore di Antonia Pozzi per ricordarci l’amore autentico

Le poesie d’amore di Antonia Pozzi per ricordarci l’amore autentico

Libro su Frida Kahlo

POESIA

Le poesie d’amore di Antonia Pozzi per ricordarci l’amore autentico

Antonia pozzi anche in questa raccolta Poesie d’amore, ci fa sentire tutta la brutale assenza dolorosa della persona amata. Percepiamo il vuoto, la distanza, i silenzi e sentiamo il nostro cuore stringersi come un pugno che stringe forte l’aria, privando i polmoni dell’ossigeno che serve per vivere.

Ma forse per noi che leggiamo le sue poesie d’amore c’è il lieto fine.

10 AGOSTO 2023 – PALLANZA (VERBANIA – LAGO MAGGIORE)

POESIA

Poesie d’amore di Antonia Pozzi. Ecco la mia recensione

 

Ho legato Poesie d’amore di Antonia Pozzi (insieme a I fiori del male di Charles Baudelaire) ad un anniversario per me molto importante. Acquistato nella libreria Grossi di Domodossola, che trovi proprio di fronte alla suggestiva Piazza del Mercato, l’ho letto tutto d’un fiato mentre bevevo uno dei caffè più buoni di sempre. Ammetto che quello è “un caffè a cui mi sarei abituata molto volentieri” e per certi versi è andata proprio così.

É sempre un piacere tornare qui, perché è un luogo dove ho lasciato un pezzo di cuore!
Non bevo spesso caffè, ma quando lo faccio torno con la mente e il cuore qui, dove l’ho ribevuto per la prima volta perché una persona cara al mio cuore, mi ha fatto innamorare anche di questo. Stavolta per celebrare l’occasione: caffè “Kenya” estratto con il V60.

E poi è sempre bello, per me che cambio sempre, tornare in un luogo come è Domodossola, come è il Lago Maggiore, come lo sono queste montagne in cui il tempo sembra fermarsi e a volte persino tornare indietro. 

Nella mia mente la musica, sopra le altre: Little Wing di Jimi Hendrix.

A te,

ala bianca

della mia esistenza.

Benedizione, p.24

Poesie per un amore profondo come il Lago (Maggiore)

Che la poetessa milanese sapesse raccontare lo strazio dell’amore, lo abbiamo appurato già in Mia vita cara e Guardami sono nuda (affezionatissima ad entrambi per motivi diversi). Eppure ogni volta, anche rileggendo le stesse poesie, sembra quasi che le sue parole abbiano la capacità di arrivare sempre più in profondità e di farci sentire davvero la sensazione di amare qualcuno, che in quel momento non è con noi.

Questo è il libro che ho avuto con me, la prima volta che ho attraversato il Lago Maggiore da sola per raggiungere la sponda di Pallanza partendo da Stresa, facendo così il giro completo delle isole borromee; l’emozione mi ha vinta e io l’ho lasciata vincere. Con i suoi 372 metri di profondità, il Lago Maggiore ti fa sentire come se fosse in grado di contenere tutto quello che provi. Qui mi sento e sono sempre libera di affidare tutto il mio amore a queste acque, che con il loro sciabordio costante e delicato cullano le mie emozioni. Il loro movimento non è mai impetuoso, ma accoglie nel suo ventre blu i tormenti di chi lo guarda e attraversa, regalando al cuore e all’anima un po’ di pace.

Restiamo presso questo lago, anima cara; 

restiamo in questa pace.

Lago in calma, p.25

Le montagne testimoni d’amore

Nell’alto Piemonte, dove mi trovo ora, ogni luogo è circondato da montagne. Ho imparato a riconoscerne le vette, le forme, le rocce e vederle in ogni stagione è per me un balsamo per l’anima, perché questo luogo è diventato la mia casa. Non l’avrei mai nemmeno potuto immaginare.

I loro occhi sempre discreti hanno osservato ciò che ho vissuto, avendole come testimoni della bellezza e felicità a tratti struggente ma sempre profonda, che mi hanno donato. Così in cambio di pieni sorsi di cielo, stelle, vino e amore dei quali non sarò mai capace di saziarmi, io ho donato “loro”: me stessa, le mie notti insonni e le mie poesie d’amore, come anche le mie parole carnali più belle e tutto ciò che scrivo, ‘che emana il profumo di questi luoghi. Tutto è successo qui, tra queste montagne perché ogni storia d’amore ha le sue montagne che lo suggellano e rendono eterno. Le mie ora sono qui, come lo è mio cuore.

Ti do me stessa,

le mie notti insonni,

i lunghi sorsi di cielo e stelle -bevuti

sulle montagne […]

Bellezza, p.55 

Poesie d’amore perché eternamente ti amo

Ma cosa serve allora leggere poesie d’amore, che è il titolo stesso di questa raccolta di Antonia Pozzi, se la sensazione che si prova mentre si legge, e che perdura anche dopo aver finito la lettura, è un senso di profonda nostalgia e malinconia?

Probabilmente serve, così come scrive la stessa poetessa milanese, a ricordarci che la sofferenza che proviamo è l’unità di misura che abbiamo per ricordare a noi stessi, che ciò che abbiamo vissuto è stato profondamente vero e autentico, anche se ciò lasciato un senso di incompiuto e insoddisfatto.

L’amore, anche nel dolore, è ciò che dà un senso ad ogni cosa. Così per celebrarlo e renderlo ancora più reale, colei sa scrivere poesie, lo fa dichiarando di essere diventata la moglie di colui che si ama.

La fede ossolana mi rende tua moglie

Accogliere l’amore come musa, è come accettare una proposta di matrimonio. Scrivere poesie d’amore è come indossare la fede sul proprio anulare sinistro, affinché la nostra appartenenza venga gridata e le montagne con il loro eco ne possano diffondere il messaggio.

Era la seconda volta che andavo a Domodossola quand’ecco che scopro un orefice che tutt’oggi produce la fede ossolana. Riproduzione di un gioiello del XVIII secolo, penso che sia la più bella in assoluto perché il suo significato simbolico celebra non solo l’amore (cerchio), ma anche l’appartenenza e il legame (stella alpina), l’abbondanza e la prosperità (grano saraceno), la perpetuità del legame (nastri intrecciati) arrivando all’abbondanza e alla fecondità (mezze sfere).

Anche oggi, indosso due degli anelli che ho comprato proprio qui. Era un sabato ed ero venuto apposta per vedere come Domodossola si trasformava durante il tradizionale mercato, ed il banco era proprio di fronte alla libreria dove oggi ho comprato questo libro. Più che ironia, legame.

E da quando li ho indossati la prima volta, mi sono sentita sposata a questo luogo e a chi vi appartiene da sempre. Possiedo molti anelli, li indosso tutti, ma quelli che ho comprato qui, li indosso sempre e li ho indossati anche quando tra le montagne, ho partecipato ad un battesimo che anelavo da tempo.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

L’amore vive tra carnalità e romanticismo, sempre!

Mi è impossibile non pensare a Erotica di Ghiannis Ritsos, in particolar modo alla sua terza sezione: parole carnali, perché anche tra quelle pagine ho colto quella stessa sensazione di distanza. Ancora di più il desiderio profondo di ricongiungersi alla persona amata, poiché aneliamo al suo ritorno e al momento cui le nostre mani, potranno ancora toccare la sua pelle e guardare davvero il suo viso e i suoi occhi, fino ad arrivare alla sua anima.

Carnalità e romanticismo seppur in maniera diversa, sono presenti tanto in Antonia Pozzi che in Ritsos, perché sono due lati della stessa medaglia. Vero è, che quando leggiamo Antonia Pozzi il senso di vuoto prevale rispetto alla presenza, che invece predomina in Ritsos che ci rende testimoni di un amore che è stato davvero vissuto arrivando a penetrare le più piccole cose della quotidianità.

Allora perché leggere poesie che raccontano l’assenza rispetto alla presenza? Semplicemente perché sono intense e fungono sia da faro che da ispirazione a trovare nel presente quell’intensità romantica e carnale. Ma soprattutto, a viverla in maniera così profonda da riuscire a farla vivere negli anni come se fosse il primo giorno, come se si fosse davvero in grado di dare concretezza al significato che è racchiuso nella fede ossolana di cui ti ho raccontato nel paragrafo precedente.

Le montagne sono braccia in cui rifugiarsi

E nella sacra unione del matrimonio, che spiritualmente avviene al di là di fastose cerimonie; l’altro diventa il luogo in cui troviamo conforto e rifugio. E su questo sia la Pozzi che Ritsos sono d’accordo e io con loro.

Come sei bella. La tua bellezza mi spaventa. Ho fame di te. Ho sete di te. /

Ti supplico: nasconditi, diventa invisibile a tutti; visibile solo a me

[…]

E sotto l’orsa rossa ci amiamo infinitamente, oltre il tempo e oltre la morte, in un’unica unione universale. Come sei bella. La tua bellezza mi spaventa. Ho fame di te. Ho sete di te. Ti supplico nasconditi

 

Erotica – Ghiannis Ritsos, Pagina 119

(Leggi qui la poesia completa)

Tu stendi una coperta per me

sul pagliericcio:

con le tue mani dure

me l’avvolgi alle spalle, lievemente,

che non mi prenda

il freddo.

 

Io penso al grande mistero che vive,

in te, oltre il tuo piano

gesto; al senso

di questa nostra fratellanza umana

senza parole, tra le immense rocce

dei monti.

E forse ci sono più stelle

e segreti e insondabili vie

tra noi, nel silenzio,

che in tutto il cielo disteso

al di là della nebbia.

Rifugio, p.53

 

 

Come per amore si diventa migliori

Leggendo Poesie d’amore di Antonia Pozzi, mi torna alla mente anche il testo della canzone The man in me di Dylan proprio nel momento in cui leggo le parole “il cielo in me“.

Ci vuole una donna come teIt take a woman like youPer raggiungere l’uomo in meTo get through to the man in me

Il ritmo di questa canzone, così leggero

Ma, oh, che sensazione meravigliosaBut, oh, what a wonderful feelingSolo per sapere che sei vicinoJust to know that you are near

e spensierato, come l’amore autentico, ci rende capaci (e disposti) a fare qualsiasi cosa

L’uomo in me farà quasi qualsiasi compitoThe man in me will do nearly any task

perché il semplice avere vicino la persona con la quale siamo uniti da amore reciproco ci mostrerà il meglio di noi, perché lui/lei lo vede in noi, e noi saremo disposti a diventare la versione migliore di noi stessi. Non perché l’altro non ci accoglie per come siamo in quel momento, perché ci accoglie completamente, ma perché il nostro amato vede non solo il seme, ma la pianta che possiamo essere.

Allora per amore, suo e nostro,

noi

diventiamo quella pianta forte e meravigliosa.

 Tu

eri il cielo in me,

che non mi amavi per la mia persona

ma per quel seme

di bene

che dormiva in me. 
Il cielo in me, p.49 

 

E poi lo ha scritto (inaspettatamente) anche Oscar Wilde ne Il ritratto di Dorian Gray che:

Quando si è innamorati si supera se stessi.
Il ritratto di Dorian Gray – Oscar Wilde

Il cielo fu in me

Ogni pianta per crescere forte ha bisogno di sole e del suo cielo da guardare ogni volta che ne sente il bisogno; così ecco che anche guardare il cielo, del bellissimo blu degli occhi che ci hanno fatto innamorare, diventa vitale.

Amiamo il blu di quegli occhi profondamente, ma non per il loro colore come si potrebbe pensare, ma perché in quello sguardo, nello sguardo della persona che amiamo, abbiamo visto una dolcezza che ci ha penetrati facendoci sentire completamente accolti. Lo sguardo dell’amore ha il grandissimo potere di farci da bussola e di darci stabilità, ecco perché ne abbiamo quotidiano bisogno.

E che grandissimo privilegio è amare colui che ha gli occhi azzurri, perché ogni volta che guardiamo il cielo abbiamo la possibilità di guardare la persona che amiamo, di guardare cosa c’è davvero dietro/dentro quegli occhi blu (come cantavano in Behind blue eyes i Limp Bizkit anche se dovendo fare bella figura dovrei pensare alla versione originale dei The Who).

Penso che il blu sia uno dei colori più insondabili che esistano al pari del bianco (che ultimamente indosso davvero spesso), ed è questo il motivo per cui amiamo perderci nella loro contemplazione, nella contemplazione di quegli occhi dove troviamo sempre tutto ciò di cui abbiamo bisogno. E la parte più irrazionale quanto meravigliosa, è che nonostante la vastità di questo colore, la vastità del cielo, del Lago Maggiore (nel mio caso) e di quegli occhi blu non ci si sente mai persi, ma sempre ritrovati.

 Io non devo scordare

che il cielo

fu in me.

Tu

eri il cielo per me. 

Info bibliografiche

Titolo originale: Poesie d’amore (italiano) 

Titolo: Poesie d’amore

Autore: Antonia Pozzi

Prima edizione: –

Prima edizione italiana:

La mia edizione: 2019

Editore italiano: Pungitopo

Collana: –

Genere: Poesia

Numero di pagine: 80

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Viaggio “nobile” nell’inferno della vita con I Fiori del male di Charles Baudelaire

Viaggio “nobile” nell’inferno della vita con I Fiori del male di Charles Baudelaire

Libro su Frida Kahlo

POESIA

Viaggio “nobile” nell’inferno della vita con I Fiori del male di Charles Baudelaire

Testo manifesto del maledettismo ne I fiori del male Charles Baudelaire esprime tutta l’angoscia e il tormento verso la sua vita di poeta. Come l’Albatros infatti egli visse al di sopra degli altri uomini sperimentando angoscia e struggimento. E fu proprio questo malessere che lo rese disposto a sperimentare tutte le bassezze dell’essere umano nobilitandole, poiché a tratti riuscirono ad alleviare la sua sofferenza, per poi sprofondare in un grado di struggimento ancora più profondo. Eppure tutto questo è un inno alla vita, nella maniera più pura che esista.

11 AGOSTO 2023 – PALLANZA (VERBANIA – LAGO MAGGIORE)

POESIA

I fiori del male di Charles Baudelaire. Ecco la mia recensione

 

Ho legato I fiori del male di Charles Baudelaire (insieme a Poesie d’amore di Antonia Pozzi) ad un anniversario per me molto importante. Acquistato nella meravigliosa Libreria Spalavera a Pallanza in Verbania, mi è saltato subito all’occhio mentre il mio sguardo scorreva minuziosamente tra gli scaffali. Erano almeno un paio d’anni che cercavo un’edizione che mi piacesse, ora ce l’ho! E penso sia una delle cose più belle trovare un libro che si vuole leggere da tanto tempo e avere la possibilità di iniziare a leggerlo in riva al Lago Maggiore in un caldo – ma non troppo – venerdì d’Agosto (venerdì, 11 Agosto 2023). Questo è quello che mi è successo con I fiori del male di Charles Baudelaire.

È lecito inventare verbi?

Voglio dirtene uno: io ti cielo.

Così che le mie ali si dispieghino enormi per amarti senza misura.

Significato del titolo I fiori del male

Il titolo è stato suggerito a Charles Baudelaire dall’amico Hippolyte Babou nel 1854, ossia tre anni prima della prima pubblicazione avvenuta il 25 Giugno 1857.

Il titolo venne accolto come esemplificativo dalla critica poiché esprime sia la personalità del poeta, che ovviamente la natura dell’opera stessa.

Ma perché proprio “i fiori”? Che significato ha il titolo I fiori del male?

In natura i fiori svolgono un’importante ruolo nel ciclo riproduttivo perché contengono gli organi riproduttivi.

La scelta di questo titolo ci fornisce scelta nella maniera più poetica possibile quella che è una chiara definizione sia dell’origine del male, ma anche di che cosa si intende per male stesso.

Di cosa parla “I fiori del male”?

I fiori del male di Charles Baudelaire parla dell’angoscia di vivere, insita nel poeta che appunto diventa maledetto.

I temi trattati “cupi, scabrosi e tal volta immorali” sono l’occasione perfetta per esprimere il totale disagio che Baudelaire nutre nei confronti della vita.

Eppure la vita che ha dovuto vivere non è stata rifiutata dal poeta, nonostante l’abbia maledetta con tutte le parole di cui era capace.

Quante poesie ci sono ne I fiori del male di Charles Baudelaire

Nella mia edizione Ceschina del 1958 ce ne sono 157, suddivise in sette sezioni. Nella prima edizione del 1857 invece erano 100 liriche suddivise in 6 sezioni:

  • Spleen et ideal (88 poesie)
  • Tableaux parisiens (18 poesie)
  • Le vin (5 poesie)
  • Les fleurs du mal (12 poesie)
  • Révolte (3 poesie)
  • La Mort (6 poesie)
  • (Poemi aggiunti invece è la settima sezione inserita con la seconda edizione. 25 poesie).

Leggere i titoli di queste sette sezioni sotto forma di elenco, esplica perfettamente come l’autore:

  • dapprima vive in bilico tra sofferenza biliare e vita ideale che potrebbe essere,
  • per poi iniziare a celebrare la sua Parigi,
  • arrivando chiaramente al primo veleno a cui tutti noi accediamo: il vino.
  • Ecco allora che arriva al cuore malato definendo effettivamente i fiori del male,
  • qualcosa che porta ad una rivoluzione interna inarrestabile.
  • che porta al desiderio di morte come ultima possibilità di cambiamento.
  • Davvero un viaggio attraverso i bassifondi dell’esistenza, nel tentativo inappagato di viverla appieno; come quando ci si affeziona più alla donna che vende il suo corpo che non a quello stesso corpo.

Charles Baudelaire è il “Poeta maledetto” per antonomasia

L’espressione poeta maledetto (in francese poète maudit) indica un poeta (e per estensione un artista), il cui talento e sensibilità fuori dall’ordinario gli rendono difficile, se non impossibile, l’integrazione con il resto della società.

In quest’ultima l’artista maledetto non si identifica poiché la sua vita e quella del contesto in cui vive, tipicamente borghese, avanzano su scale valoriali di diversa natura. Questo, ed il caso di Charles Baudelaire ne è “manifesto”, porta l’artista a palesare il suo rifiuto per la società conducendo uno stile di vita intenzionalmente “provocatorio, pericoloso, asociale e autodistruttivo”.

Il consumo di alcol e droghe diventano parte della quotidianità del poeta maledetto, che sceglie di mescolarsi con classi sociali che “la società” prescrive rimangano distanti. Invece egli vi si mescola approfonditamente e sfida la società borghese, facendo leggere loro testi che celebrano proprio i bassifondi a loro così distanti (?).

Ma non si limita a questo! La scrittura non viene indorata in alcun modo, viene anzi resa difficile. Seppur con uno stile freddo, asciutto e privo di artifici letterari che servirebbero più a facilitare la lettura al pubblico borghese che non ad esprimere il malessere profondo, egli racconta in maniera viscerale la sua scelta di vivere drasticamente e quotidianamente al limite.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

I fiori del male di Charles Baudelaire è difficile! Ecco perché

Il poeta maledetto scrive perché soffre e soffre mentre scrive.

É lecito che questo aspetto patetico trovi sfogo completo almeno in ciò che al poeta appartiene completamente e che vive dei suoi valori: la sua poesia e l’atto della scrittura di per sé.

Scegliendo di leggere I fiori del male di Charles Baudelaire devi accettare di immergerti in acque scure e melmose, che ti lasciano addosso qualcosa di intenso che ha il ruolo – sociale?  di scuotere la tua anima e di farti desiderare di vivere a tua volta oltre i limiti che hai finora conosciuto.

Te l’ho già detto nel paragrafo precedente:  I fiori del male di Charles Baudelaire ha uno stile linguistico di difficile lettura.

Non è scorrevole. Non è immediato. Le parole non sempre evocano immagini nitide, ma anzi sono spesso offuscate come se anche noi come lettori, fossimo sotto l’effetto di qualche sostanza e avessimo fatto la scelta di annebbiarci i sensi.

Ma è voluto, è intenzionale e soprattutto è efficace perché inequivocabile.

A chi piace I fiori del male di Charles Baudelaire

Nella prefazione di Fernando Palazzi presente nella mia edizione si legge:

Perché ogni avvertito lettore (i lettori di Baudelaire sono per definizione tutti intelligenti, scaltri e di ottimo gusto).

Io credo che Baudelaire piaccia a coloro che si sentono in qualche modo imbrigliati. A colore che non cercano risposte nel mondo esterno, ma che invece cercano suggestioni così estreme, da far scattare nella mente quel trigger che nella placida quiete borghese e abitudinaria non si riesce (ed empiricamente) non si può trovare.

Charles Baudelaire piace a chi sente di doversi muovere all’estremo della vita, perché solo stando sul bordo puoi scegliere in maniera consapevole. É quell’istante di equilibrio precario, che ti saprà dare paradossalmente la lucidità di scegliere scientemente (e definitivamente) da che lato vivere la tua vita.

Ed è un concetto che va molto oltre rispetto alla semplicistica dualità di bene e male.

Viaggio “nobile” nell’inferno della vita

Quando leggi per la prima volta I fiori del male di Charles Baudelaire onestamente non sai bene cosa aspettarti, almeno io non sapevo cosa aspettarmi. Eppure alla fine avrai le risposte che stavi cercando, come le ho avute io.

Mi viene in mente il proverbio “A mali estremi, estremi rimedi” perché il maledettismo esprime proprio questo: il provare dolore estremo e cercare ossessivamente nei luoghi e nelle realtà più estreme, un tonico (o veleno che sia!) per alleviare la nostra pena radicata nelle viscere.

Spleen

Il male di vivere aggroviglia le viscere.

L’alcool e uno stile di vita sregolato le distrugge.

Spleen in inglese significa milza e con tale significato letterario devi leggere questo termine, che dà il nome alla seconda sezione della raccolta I fiori del male. 

Qui Charles Baudelaire ci spinge all’estremo obbligandoci a “guardare” delle viscere in putrefazione arrivando perfino a farci “sentire” l’odore della cancrena che ci disgusta.

Una carogna immonda sopra un letto di ciottoli, qual femmina lasciva, le gambe all’aria, i velenosi umori si disfaceva ed ammorbanti odori il ventre gonfio non curante apriva.

Una carogna XXX

Sì, ci disgusta. Come disgustato è il poeta che si sente maledettamente consapevole di essere più di quello che lo circonda. Di essere in qualche modo nel contesto sbagliato e con la compagnia peggiore possibile, indipendentemente dalla classe sociale.

Albatro

Ecco che allora il poeta maledetto diventa un albatro dalle enormi ali bianche, che gli permettono di volare alto così alto da dimenticarsi quasi che esiste una terra, un luogo, a cui fare ritorno.

Mi vengono in mente le immagini dei voli – pindarici – de Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach. Anche lui soffriva nel non essere accettato, semplicemente perché volava più in alto…così come soffre il poeta che in quanto uomo non è fatto per volare e quindi vivere da solo.

Siamo animali? Si

Sappiamo essere brutali, disgustosi e provare piacere nell’insozzarci? Assolutamente si.

Ma siamo uomini e non siamo fatti per volare costantemente da soli.

Già il volare in alto è meraviglioso, quando voli alto non esiste più nemmeno il problema di scegliere, perché semplicemente sei e divieni al contempo. Ma poi tocchi terra, sei costretto fisiologicamente a farlo, e le ali ti si appiccicano perché è come se l’aria “terreste” non fosse fatta per te. Ecco allora che senti dolore e vuoi solo anestetizzarti.

Al signore delle nubi, della procella amante, e che all’arciere irride, è simile il poeta; deriso sulla terra, di camminar gli vieta il peso delle immense sue ali di gigante.

L’albatro II

Perché i fiori sono importanti

La genialità rivoluzionaria de I fiori del male di Charles Baudelaire vive nell’aver scelto qualcosa di effimero ed esteticamente bello nell’accezione più borghese del termine, come appunto è il fiore e l’averlo palesato al mondo nella sua reale natura malevola.

Il fiore, allora diviene simbolo della borghesia che come detto all’inizio, in quanto espressione della realtà sociale contemporanea (parliamo di metà ‘800, ma il concetto ci è affine anche ai giorni nostri), è l’origine del male che si vive.

Morale de I fiori del male

La morale, anche se probabilmente è un termine inadatto per questa raccolta, sta nella volontà incrollabile di trovare luoghi, esperienze, sostanze che ci facciano stare autenticamente bene.

Possiamo non avere fiducia nel fatto che la realtà in cui siamo immersi sia per noi benefica, eppure sempre cerchiamo e percorriamo strade che possano alleviare la nostra pena. Qualunque strada, qualunque cosa, purché funzioni.

Certo nell’ultima sezione (ultima della stesura originaria) troviamo poesie dedicate alla morte come liberazione ultima delle nostre pene; eppure viene messa per ultima. 

Persino la carnalità immorale e mercenaria che sin dalla prima sezione ci viene proposta, seppur con il freddo distacco di chi non crede nell’amore romantico (per dirla alla Ritsos), ha un suo rilievo. Unisce due corpi maltrattati dalla società che insieme, seppur nel breve spazio di un amplesso retribuito, non solo trovano sollievo ma guadagnano una scia di vita alla quale uno dei due si attacca avidamente.

Il mio pensiero è che quando si spende così tanta cura nel parlare di quanto di peggiore si è vissuto o si è disposti a vivere, è perché in realtà dentro si ha una spinta vitale così grande da voler avere la libertà di viverla appagandosi pienamente di essa.

Un inno alla voglia di vivere e di scegliere secondo il proprio sentire la vita che ogni giorno si vive. Ecco cos’è per me I fiori del male di Charles Baudelaire.

Info bibliografiche

Titolo originale: Les fleurs du mal (francese) 

Titolo: I fiori del male

Autore: Charles Baudelaire

Prima edizione: 25 giugno 1857 (1300 copie)

Prima edizione italiana: 1893

La mia edizione: 2 Gennaio 1958

Editore italiano: Ceschina

Collana: –

Genere: Poesia

Numero di pagine: 311

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Editoriale Agosto 2023

Editoriale Agosto 2023

Agosto 2023, compio 34 anni e non mi sono mai sentita così in grado e in dovere, di essere me stessa e di rispettare i miei ritmi.

di Marzia Rosi

#1 Editoriale di AGOSTO 2023 scritto su uno dei tanti treni presi con partenza da Torino in data 1 Agosto 2023

Agosto è il mese del mio compleanno, e in questo Agosto 2023 prendono e riprendono vita tanti progetti così come tanti sogni vengono tirati fuori dal cassetto.

Per me è un mese emozionante sotto tanti punti di vista e quest’anno il 10 cadrà anche il compleanno di Non sono una sommelier, un progetto che in maniera quasi contraddittoria prima come persona e donna, e poi professionalmente, mi ha dato la possibilità di portare e mantenere nella mia vita tante cose, compreso lo slow life e una nuova veste (e sostanza) a questo mio blog.

Io che da sempre vivo con la passione per la lettura, i libri e quei momenti che appartengono solo a me, ora vivo tutto questo in un contesto più maturo e più consapevole all’interno e grazie al quale, vita professionale e personale trovano un equilibrio sorprendente.

Questa è la felicità?
Sicuramente ne è un ingrediente fondamentale.

La sensazione che provo? È che tutto sia possibile e raggiungibile perché non c’è più quella sensazione del “tutto sfugge alla mia presa e al mio controllo”, ma è armonioso perché parte da chi sono e dal mio ritmo originale.

Thinka.it nasce come book blog ma è stata naturale la sua trasformazione in Book blog e Travel blog…o forse lo è (in maniera embrionale) sempre stato e io non avevo ancora preparato la mia vita ad accoglierlo in questa sua veste autentica.

Ho celebrato tutto questo con un restyling completo dell’intero blog e spero che ti piaccia e ti aiuti, tra un libro letto e un viaggio che ti ispira, ad intraprenderne uno tutto tuo. Ti anticipo che no! in questo senso non deve essere il viaggio transatlantico e intercontinentale che dura mesi e mesi, perché il primo viaggio che mi auguro tu possa compiere è quello dentro di te per poi (a quel punto si) scoprire la bellezza del viaggio “fisico”, che con la compagnia anche “semplicemente” di un buon libro, ti farà sentire di avere sempre un confidente lí pronto ad accogliere i tuoi pensieri e le tue emozioni.

Magari come faccio io puoi usare le pagine bianche dei libri, proprio per scrivere i tuoi pensieri. Ed ecco che sperimenterai la bellezza di trasformare un libro in un vero e proprio diario di viaggio.

Buon viaggio cara lettrice e caro lettore,
io ora sono in treno e sto per raggiungere una nuova meta.

Un abbraccio.
E come sempre Be Rock,

Marzia