Sopravvivere a Marte o alla solitudine? Più difficile (forse) la seconda
Certo che a volte, davvero non è colpa nostra. Come si può essere responsabili della serie di catastrofiche coincidenze, che hanno portato Mark Watney, ad essere l’unico essere vivente sul pianeta rosso? Come si può scongiurare la follia, avendo come unici compagni di MAV, forti raffiche di vento marziane, vecchieserie tvedisco music, quando quest’ultima proprio non la sopportiamo?!
Sopravvissuto – The Martian di Andy Weir. Ecco la mia recensione.
Ma quanto pareAndy Weir, nel suoSopravvissuto – The Martian, riesce in 26 capitoli, a darci la più importante delle ricette: quella per continuare ad andare avanti, nonostante gli ostacoli che si possono mettere di traverso.
Impara e mantieni l’ironia,è la versione moderna di“vai dritto, avanti per la tua strada”e di certo Mark Watney, quando ha deciso di attraversare il cratere Schiaparelli, per raggiungere Ares 4, è più o meno quello che ha pensato:
“Io voglio vivere e per continuare a farlo, a dispetto di questo polveroso pianeta, e di tutte le avversità che si verificheranno; traccerò una linea retta da dove mi trovo fino alla base di Are4, così che potrò continuare a vivere la mia vita, possibilmente sulla Terra.”
DIALOGO INTERIORE IMMAGINATO, NON PRESENTE NELLE PAGINE SCRITTE DA ANDY WEIR
La scelta stilistica di Andy Weir ci porta ad entrare naturalmente in empatia con Mark Watney: l’astronauta protagonista del suo romanzo fantascientifico: Sopravvissuto – The Martian. Un po’ al limite dell’assurdo, tutte le decisioni incluse nel piano “salviamo la vita a Mark” sono tutte supportate da precisi calcoli matematici; anche se a onor del vero, una volta o due alcune variabili sono rimaste fuori dall’equazione e hanno voluto (per così dire) vendicarsi, facendo esplodere qualcosa e attentando seriamente alla vita del primo colonizzatore di Marte.
Ebbene si! perché quando si coltiva qualcosa da qualche parte, si sta di fatto colonizzando quel luogo e la regola vale anche nelle “acque internazionali” di Marte, e vuoi mettere che orgoglio per un qualsiasibotanicodella NASA? (si lo so, neanche alla NASA prima di questo episodio erano certi di cosa servisse solo uno cui la seconda laurea fosse botanica…)
Qualsiasi cosa Mark facesse o vedesse, era il primo a farlo. Ovunque si trovasse o camminasse era il primo a farlo. L’occhio poteva perdersi nell’infinità del suolo marziano, soprattutto nell’attesa che i pannelli solari, facessero il loro lavoro e ricaricassero le batterie per consentire al “pirata Watney” di raggiungere la salvezza e sperimentare un’ultima volta il bricolage marziano, demolendo e “riconvertendo” attrezzature super costose della Nasa, con metodi altamente sofisticati! Ma mi raccomando, quando guarderete il film, che con un Matt Damon perfettamente calato nel ruolo rende perfettamente l’ironia che trapela da ogni pagina; non andate avanti veloce per vedere la scena di Ares 4. Tuttavia potete tornare indietro, per rivedere il tutorial su come si costruisce una decappottabile spaziale che aSol 549, porrà fine al soggiorno del primo colono di Marte, che non contento riesce anche a trasformarsi in Ironman, leggete/vedete per godervi la scena e le battute del resto dell’equipaggio di Ares 3.