Se accendono le stelle, vuol dire che qualcuno ne ha bisogno!

Se accendono le stelle, vuol dire che qualcuno ne ha bisogno!

Poesia futurista: Se accendono le stelle di Vladimir Majakovskij

POESIA

Se accendono le stelle, vuol dire che qualcuno ne ha bisogno!

Un ritmo di lettura concitato in questo Se accendono le stelle di Vladimir Majakovkij tipico del futurismo. Parole chiare, dirette che non lasciano spazio a fraintendimenti o a sfumature. E questi stessi tratti decisi li troviamo anche nelle opere di El Lissitzky che enfatizzano le parole di Majakovskij. Tra le immagini e il frastuono della guerra, si trova però anche spazio per momenti delicati e di speranza dove lo sguardo, fin tanto che non riesce a guardare al futuro, almeno guarda al cielo e si concede un po’ di romanticismo…ma senza esagerare!

Volessimo mai dimenticarci che la vita è dura?!   

11 MAGGIO 2023 – TORINO, COMO & MILANO

POESIA

Se accendono le stelle di Vladimir Majakovkij. La mia recensione

 Amore a prima pagina. Si, anche questa volta!

Me ne sono innamorata subito. Ero a Torino e ne sono rimasta ammaliata. Come sempre se mi sento attratta da un libro significa che è quello giusto, in quel particolare momento della mia vita. Apro una pagina a caso e per prima “incontro” Se accendono le stelle e mi sento sotto un bellissimo cielo stellato. Compro il libro. Lo porto con me. Me lo porto a casa così come avrei voluto fare con tante altre cose in quel periodo, ma con un libro è più facile: lo puoi fare sempre. Ti basta semplicemente sceglierlo, pagarlo e portarlo con te ovunque tu voglia.

E come concetto (il movimento) in questo caso calza anche a pennello, perché stiamo parlando di Vladimir Majakovskij: il padre del futurismo russo! L’immagine che mi salta alla mente è: libri in movimento, o magari dovrei dire citandolo “libri di ferro”! Quanto sono potenti le pagine di un libro seppur fatte di un fragile materiale come la carta?! Un testo manifesto che ha tutto il sapore della propaganda di una difficilissima rivoluzione d’Ottobre! E nonostante il pessimismo, e il senso di distruzione che goccia come pioggia sui carri armati,  l’umore è alto e tale deve restare! Futurismo non significa in fondo questo?: la forza di portarsi in un futuro che vediamo migliore del presente?! 

Da una strada all’altra

Hanno slacciato il corsetto dell’anima.

Mani ustionano il corpo

che tu gridi o che no:

[…]

Con libidine sfila

da una strada

la calza nera.

[1913] pag 89

Alle insegne

Leggete libri di ferro!

[1913] pag 93

Un’etichetta di vino futurista per Majakovkij

Scrivo questa recensione seduta al Tannico Wine Bar all’interno del Mercato centrale di Milano dopo aver trascorso un week-end offline (onesta: per il 95% del tempo) a Como. Che meraviglia di luogo. E che meraviglia quando gli eventi della vita ti portano a vivere emozioni inaspettate e a visitare luoghi in cui non saresti mai arrivata, se non avessi preso ad un certo punto della tua vita, la strada sbagliata. Se quel giorno non avessi preso quella decisione, se quel giorno non avessi deciso di incontrare quella persona, in quel contesto, in quel luogo, vicino a quel quel lago. Tutto ci porta a trovare il nostro terroir come Marco Rossi mi ha insegnato!

Chiedo a Roberta che qui ci lavora, se posso sedermi con il mio computer e prendermi una pausa per scrivere un po’. Giustamente lei mi dice “Se bevi qualcosa si.” E così faccio! Lei mi fa assaggiare, io scelgo il vino e pago subito convinta che sarei rimasta poco, invece resto due ore. Ho persino spostato il treno perché mi sentivo coccolata in questo luogo caro al mio cuore.

Mi piaceva l’idea di scrivere di un libro futurista “dentro” una stazione, emblema di progresso e movimento, che naturalmente ci fa pensare al ferro! Milano centrale ti accoglie con la sua “architettura di ferro” e mi piace un sacco ogni volta che per qualsiasi motivo mi ci trovo.

É un tardo pomeriggio di un lunedì, e non c’è troppa gente. Sono fortunata, ho tutto il tavolone per me. Prendo posto inizio a scrivere e a “esplorare” il calice di Aglianico che ha vinto la prova assaggio (ti ricordo che @nonsonounasommelier). Etichetta meravigliosa insieme alle altre da cui sono circondata.

Non avrei mai pensato di ritrovarmi a scrivere in questo luogo, non così “presto” dopo gli eventi che me ne hanno fatta innamorare. Non posso che scegliere di brindare a questo momento con un secondo calice, stavolta di Champagne! 

Rumorini, rumori, rumoroni

Nuotano lungo i canali dei pensieri che si incrociano

[1913] pag 121

Pensieri all’appello

Che splende parla di qualsiasi cosa.

[1914] pag 153

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Vino è/e poesia

Finisco di leggere Se cadono le stelle di Vladimir Majakovskij alcune settimane fa e oggi. Scrivere di questo libro in cui il futurismo si sente tutto fino all’ultima goccia (ops, parola o meglio trattandosi di un libro futurista “interpunzione”!) è complesso! Ho rimandato a lungo fino a che dopo essere stata da Cracco per un caffè americano scelgo di fermarmi da Tannico, così tra un calice di Champagne e uno di Aglianico, e scene di vita che mi passano davanti, mi sorprendo nel riuscire a scrivere.

Non so se finora sono stata davvero molto fortunata oppure se è proprio così, ma tutte le persone che amano il vino che finora ho incontrato amano l’arte e dentro hanno una loro “poesia”, che se tocchi le giuste leve e magari stappi le giuste bottiglie, condividono con te rendendoti parte del loro mondo che per quanto piccolo possa essere, per te è grande come il mondo e ne sei appagata anche se ne vorresti sempre di più.

Il vino quindi è poesia, è racconto, è incontro! Direi che fossero solo questi tre (ma sono di più) sarebbero già degli ottimi motivi per apprezzare il vino. E se il vino è poesia, che bello è scrivere pensando di un libro di poesie con un calice di vino a dare la giusta impronta a questa nuova recensione?!

Se accendono le stelle

 

Ascoltate!

Se accendono le stelle –

vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?

Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano?

Vuol dire che qualcuno chiama perle questi piccoli sputi?

E tutto trafelato,

fra le burrasche di polvere meridiana,

si precipita verso Dio,

teme d’essere in ritardo,

piange,

gli bacia la mano nodosa,

supplica

che ci sia assolutamente una stella! –

giura

che non può sopportare questa tortura senza stelle!

E poi

cammina inquieto,

fingendosi calmo.

Dice ad un altro:

Ora va meglio, è vero?

Non hai più paura?

Sì?!”.

Ascoltate!

Se accendono

le stelle –

vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?

Vuol dire che è indispensabile

che ogni sera

al di sopra dei tetti

risplenda almeno una stella?! […]

Majakovkij è un vino t/Tannico

Il Vladimir Majakovskij di Se accendono le stelle può sembrare molto romantico ad un primo approccio (ripeto ho letto come prima poesia “Se accendono le stelle”) ma in realtà è decisamente crudo o per restare in tema wine: tannico! Ciò nonostante riesce ad essere vellutato e a farti sentire le sfumature e gli aromi perché non secca troppo il palato e la saliva resta presente in bocca, pronta a far emergere il contesto di sapori, odori e suoni. Eh si, per certi versi Majakovskij è come del vino.

Lo guardi (leggi i primi versi), ne cogli le sfumature cromatiche (ci sono le opere di El Lissitzky), lo fai arieggiare (sfogli le pagine), lo annusi (lo annusi) e infine lo bevi (lo leggi con avidità). E quando bevi il primo sorso percepisci quel “qualcosa” che ti arriva in bocca e nel cervello in modo così diretto come solo lo stile futurista sa fare. Ricordo in questo senso il modo di scrivere di un ragazzo di cui mi ero innamorata a diciannove anni (G.B.). Aveva il mito del futurismo (NETfuturismo) e la sua vita era una manifestazione dei suoi ideali, nel bene e nel male. Come in La verità, vi prego, sull’amore di Wystan Hugh Auden (che ho comprato poche ore prima di scrivere questa recensione) anche qui in Se accendono le stelle di Majakovskij si colgono tante dualità! Percepisci il morbido e l’aspro. Il dolce e l’amaro. Il benestare e il rifiuto. Il pessimismo e la speranza. Il fugace e persistente.

Anche in quest’ottica: movimento = futurismo!

Ehi!

Umida, come l’avessero leccata,

la folla.

[…]

Prendi, e vai a ricamare il cielo di nuovo,

inventa nuove stelle e la mettila in mostra

che graffiando frenetiche i tetti,

al cielo si arrampichino le anime degli artisti.

[1916] pag 181-183

A tutto

A voi affido il frutteto

della mia grande anima.

[1916] pag 193

Lilička! Invece di una lettera

Ma, oltre al tuo amore

io

non ho sole.

[…]

Ma io

non ho caro altro suono

che il suono del tuo nome amato.

[…]

Su me

oltre al tuo sguardo

non ha potere alcuna lama di coltello.

[…]

Le foglie secche delle mie parole

sapranno convincerti a restare

coi loro avidi respiri?

[1916] pag 197

Il futurismo di Majakovkij / La scoperta di una nuova etichetta

Il futurismo è una corrente artistica e quindi letteraria che naturalmente viene abbinata alla velocità, alla macchina, al rumore, alla guerra, al metallico, ai colori forti, pieni, netti e marcati. Predominano le linee rette ma sempre dinamiche e mai ortogonali. Determinanti nella comprensione di questo stile sono i dipinti El Lissitzky (carissimo amico di Vladimir Majakovskij) riportati tra le pagine di questo libro.

Majakovskij è quindi la celebrazione della macchina, della libertà senza alcuno spazio per la passionalità? Decisamente no.

Majakovskij è come quando bevi un calice di vino. Come quando apri una nuova bottiglia, scopri un nuovo vitigno, una nuova persona che ti incuriosisce ed è tutto da esplorare. Tutto prende sfumature inattese e quindi sorprendenti: sorso dopo sorso, riga dopo riga, sguardo dopo sguardo senti in bocca l’altro e ne assapori ogni più piccolo aroma e profumo.

Inatteso credo sia un termine che si sposa alla perfezione con il futurismo, con il suono dei motori o nel caso di Se accendono le stelle di Majakovskij,  con gli spari e con i rumori assordanti della guerra che non si preannunciano (Auden ha usato questa parola in riferimento all’amore che arriva all’improvviso nella sua Ninnananna), semplicemente sovrastano, e impetuosamente si fanno spazio nelle nostre vite e quindi nei nostri ricordi.

Ma facendo spazio, creano “luoghi” nel cuore e nella mente dove possiamo seminare qualcosa di buono e nella più romantica delle immagini: illuminare tutto questo con la luce delle stelle, perché si (per rispondere alla domanda dello stesso autore) le accendiamo ogni notte perché ne abbiamo bisogno. Ciascuno di noi!

All’amato se stesso dedica queste righe l’autore

Accendere l’anima per una sola!

Ordinarle con i versi di struggersi in cenere!

E le parole

e il mio amore

sarebbero un arco di trionfo:

pomposamente,

senza lasciare traccia, ti passerebbero sotto

le amanti di tutti i secoli.

[…]

Passerò, trascinando il mio enorme amore.

[…]

e così inutile?

[1916] pag 211-213

Alla Russia

Le vie sgranato gli occhi.

Radi mi le penne con rasoio del vento.

[1916] pag 217

Straordinaria avventura

Pensi che permessi a facile

risplendere?

— fanne tu stesso la prova! —

Se ti ci metti —   

Devi continuare,

splendendo sempre a piena luce!

[…]

Risplendere sempre,

risplendere ovunque,

sino al fondo degli ultimi giorni, 

risplendere —

e nient’altro!

Ecco la parola d’ordine mia

del sole!

[1920] pag 281

A Sergèj Esènin

Bisogna

dapprima

trasformare la vita

e, trasformata,

si potrà esaltarla.

[…]

In questa vita

non è difficile morire.

Vivere

è di gran lunga più difficile

[1926] pag 311-313

Sinossi

Uomo impetuoso e geniale, acclamato nella Russia di inizio Novecento per la sua oratoria ricca di passione e provocazione e per la capacità di trasposizione della vita in arte e della biografia in poesia, Vladimir Majakovskij fu il fondatore del futurismo russo e il propugnatore degli ideali rivoluzionari fin da prima del loro compimento storico. Questa antologia, incentrata sull’attività del poeta nel periodo precedente la Rivoluzione d’Ottobre, permette di riscoprire il rapporto di Majakovskij con i grandi temi della tradizione russa e con gli slanci innovativi del futurismo. In quest’edizione di pregio, le liriche sono corredate dai dipinti e dalle grafiche di El Lissitzky, con il quale Majakovskij collaborò in diverse occasioni, che restituiscono al lettore il fermento intellettuale e culturale in cui si genera e sviluppa l’attività del poeta più importante dell’epoca sovietica. Un’opera imprescindibile per la conoscenza di un artista che non fu solo propagandista politico, ma anche uomo di profonda sensibilità, un grande poeta dall’animo vulcanico e inquieto che non ha mai smesso di interrogarsi sui turbamenti dell’esistenza umana.

:

Info bibliografiche

Titolo originale: – (russo)

Titolo: Se accendono le stelle

Autore: Vladimir Majakovskij

Prima edizione italiana: 2021

La mia edizione: I edizione – 26 Gennaio 2021

Editore italiano: Rizzoli

Collana: Bur Classici – Bur Deluxe

Genere: Poesia

Numero di pagine: 328

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Un po’ di sano femminismo in “Attraverso lo specchio”

Un po’ di sano femminismo in “Attraverso lo specchio”

Copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

GRANDI CLASSICIFANTASTICORAGAZZIROMANZO

Un po’ di sano femminismo in “Attraverso lo specchio”

E se la vita è una partita di scacchi e alla fine diventiamo regine, chi è l’unica persona che deve mettere la corona sul nostro capo se non proprio noi stesse? In un mondo che funziona al contrario, la nostra razionalità e determinazione saranno due ingredienti fondamentali per continuare ad avanzare nonostante tutto. Casella dopo casella. E forse la sfida è proprio questa: immergersi nel mondo al rovescio e uscirne dritte.

17 MARZO 2023 – TORINO

GRANDI CLASSICIFANTASTICORAGAZZIROMANZO

Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò di Lewis Carroll. Ecco la mia recensione.

Se in Alice nel paese delle meraviglie troviamo un mondo assurdo, tutto si amplifica in Attraverso lo specchio. Concepito come proseguo del più noto “paese delle meraviglie” dove le regole dell’assurdo sono dettate dal gioco delle carte, in Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò di Lewis Carroll ci ritroviamo a giocare a scacchi. I personaggi diventano pedine e uno dopo l’altro avanzano sulla virtuale scacchiera. Questa proposta da Carroll è una versione del gioco che ne cambia il paradigma, perché l’obiettivo stavolta è che Alice diventi regina, quasi deponendo (sconfiggendo) le altre due: La regina Rossa e la Regina Bianca.

La senti la neve contro i vetri, Kitty? Che rumore dolce e soffice! Proprio come se fuori ci fosse qualcuno che bacia tutte le finestre.

Tuffarsi nello specchio

Scritto nel 1871 a distanza di sei anni dalla prima avventura di Alice, Carroll dà inizio alla narrazione esattamente sei mesi dopo la fine delle avventure nel Mondo delle meraviglie (1865). Alice gioca con il suo gatto nel salotto della sua casa e già in questo momento di gioco nel mondo reale, Carroll inizia a imbeccarci (e noi totalmente inconsapevoli) su quello che sarà nel corso della nuova avventura in cui Alice sta per immergersi e noi con lei.

Fai la riverenza mentre pensi a cosa rispondere. Così guadagni tempo.

(…) i miti occhi azzurri e il sorriso gentile del Cavaliere (…)

Il mondo al rovescio

Pur essendo questo secondo libro molto più ricco di filastrocche e canzoni, il tono con cui Lewis Carroll scrive Attraverso lo specchio è decisamente meno allegro e coinvolgente rispetto al classico “paese delle meraviglie”. È noto che la vita personale di chiunque scriva si riversa in ciò che viene scritto. Dunque anche in questo caso, le problematiche familiari che Carroll stava vivendo nel periodo in cui scriveva, si sono riversate nella sua produzione letteraria per certi versi se non incupendola, togliendole quel ritmo incalzante che comunque viene controbilanciato da un’assurdità ancor più accentuata rispetto alla prima avventura.

In fondo ogni avventura per definizione deve essere più sorprendere della precedente giusto?!

Così quando Alice, che conferma il motto “la curiosità è causa di guai” cadendo nel mondo al rovescio quando attraversa lo specchio, scopre che, in questo mondo al contrario solo i controsensi, i non sense, hanno davvero un senso e l’unica regola che davvero conta è: credere all’impossibile.

Un invito pedagogico a voler credere che esiste più di ciò che abbiamo quotidianamente davanti ai nostri occhi? A credere nei nostri sogni anche quelli più assurdi?

Di certo è questa una valida interpretazione, soprattutto per l’adulto che legge questa storia che definire assurda è un eufemismo. 

Io non posso ricordare le cose prima che siano successe.

È troppo tardi per correggersi, (disse la Regina Rossa) una volta detta una cosa, è fatta e devi accettarne le conseguenze.

In un paese delle meraviglie e si giacciono,
sognando mentre i giorni passano,
sognando mentre le estati muoiono:
eternamente scivolando lungo la corrente…
Indugiando nell’aureo bagliore…
che cos’è la vita, se non un sogno?

Il gioco degli scacchi

La scelta di contrapporre ad un mondo irrazionale che è quello che incontra Alice una volta attraversato lo specchio, il gioco degli scacchi, crea un equilibrio “compositivo” sorprendente. Chiaro che non è una delle partite in stile La regina degli scacchi di Waler Tavis (2020), ma comunque una partita che vale la pena di essere giocata. 

Inoltre evoca anche un’idea di maturità ed evoluzione del personaggio che se prima giocava ad un gioco relativamente facile come quello delle carte, ora gioca addirittura a scacchi.  

Ecco che troviamo un’Alice che, se di soli sei mesi più grande rispetto a quando ha vissuto le avventure nel paese delle meraviglie, risulta per certi versi cresciuta e più consapevole.

Se già in Alice nel paese delle meraviglie avevo riflettuto sul fatto che questa bambina pur avendo le sembianze di una bambola con tanto di scarpe di vernice, è in grado di tirare fuori il carattere esprimendo il suo pensiero, con piacere confermo che anche in Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò questo aspetto non solo è presente ma addirittura evolve. Alice infatti ha imparato a “pensare prima di parlare” il che denota una importante evoluzione del personaggio. In fondo nasce per essere letto dai bambini, dunque l’aspetto pedagogico di necessità ha una sua rilevanza compositiva.

E tutto per un sonaglio!

Certe volte arrivava credere anche assai cose impossibili prima di colazione.

Credevi che non sapessi rispondere, eh? Fammi un’altra domanda.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Iconografia

Se da un lato il personaggio evolve, dall’altro la sua iconografia resta invariata. Evinciamo questo stando non tanto alle descrizioni di Carroll che quasi dà per scontato che Alice la si conosca bene, quanto piuttosto per le illustrazioni originali del Tanniel che in questa edizione Bur Deluxe sono riportate e che aiutano il lettore ad immergersi e figurarsi personaggi e situazioni che Alice incontra.

Se altrove l’occasione per esplorare l’inesplorato era stata la tana del Bianconiglio, qui il pretesto è lo specchio. Di nuovo, un elemento non casuale inserito quasi a volerci invitare a riflettere su chi siamo davvero. Su come ci vediamo e sul fatto che immergerci in maniera profonda in qualcosa, anche dentro noi stessi, può essere un’esperienza totalmente inaspettata.

E certo rischiamo anche di trovare un mondo al contrario, ma almeno possiamo poi avere il premio finale di regine, del gioco che è la nostra vita.

(…) le braccia avvinte amorosamente (…)

Puoi guardarti davanti, ed entrambi i lati, se vuoi ma in giro non puoi di certo… Se non hai degli occhi nella nuca.

Il simbolo della corona

La corona è per antonomasia riconoscimento di potere e autorevolezza. L’atto di Alice di prendere la corona e poggiarsela sul capo da sola, è assolutamente significativo. Immaginando l’intera partita come se fosse la vita più o meno assurda che ciascuno di noi vive, possiamo immaginare che (effettivamente) Alice non ha bisogno di nessun altro a parte se stessa per essere incoronata regina della sua vita. 

Ha avuto la forza, il coraggio e la perseveranza di andare avanti nonostante tutto? Allora merita l’ambita onorificenza finale!

Forse Lewis Carroll in Attraverso lo specchio ci insegna che la sfida è proprio questa: immergersi nel mondo al rovescio e uscirne dritte e fiere come solo una regina può essere.

Ricordati che sei!

Le cose non cadono mai verso l’alto.

Personaggi

Alice
I fiori parlanti
Insetti fantastici
La regina bianca
La regina rossa
Il re
Il Cappellaio matto
Humpty Dumpty
Tweedledum e Tweedledee
Il leone e l’unicorno
Il Cavaliere bianco
La Pecora
– La vespa con la parrucca –

Sinossi

Satira della società, rivolta contro la ragione, specchio dell’infanzia che giudica il mondo degli adulti, saga dell’inconscio, storia di un incubo e bibbia dell’assurdo. Con i suoi personaggi indimenticabili e le situazioni paradossali l’incantato viaggio di Alice a soggiogato decine di generazioni esercitando un fascino misterioso e pure semplicissimo. In questa edizione speciale che unisce Alice nel paese delle meraviglie e attraverso lo specchio, la raffinata traduzione di Masolino D’amico si sposa all’arguzia del brillante matematico statunitense Martin Gardner, che con le sue celebri glosse ha svelato come nessun altro i giochi di parole e la fitta trama di non sense e indovinelli matematici intessuti nel reverendo Carol nei suoi due capolavori. Accompagnano il testo le illustrazioni di John Tenniel, celebre incisore di epoca vittoriana che con la precisione del suo tratto la pungente ironia delle sue intuizioni diede per la prima volta forma grafica all’universo di Alice e alle sue meraviglie.

Capitoli

  1. La casa dello Specchio
  2. Il giardino dei fiori parlanti
  3. Insetti allo Specchio
  4. Tweedledum e Tweedledee
  5. Lana e acqua
  6. Humpty Dumpty
  7. Il leone l’unicorno
  8. É una mia invenzione
  9. Alice regina
  10. Sgrulloni
  11. Risveglio
  12. Chi l’ha sognato?
  13. (La vespa con parrucca)

Info bibliografiche


Titolo originale: Through the Looking-Glass, and What Alice Found There (inglese)

Titolo: Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò

Autore: Lews Carroll

Prima edizione: 27 dicembre 1871

Prima edizione italiana: 1913

La mia edizione: VIII edizione – Ottobre 2022

Editore italiano: Feltrinelli, Rizzoli

Collana: Bur Deluxe

Genere: Grandi classici, racconto, ragazzi, grandi classici

Numero di pagine: 365

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Un isolario sentimentale, un viaggio tra isole reali e fantastiche, passate e presenti, emerse e sommerse

Un isolario sentimentale, un viaggio tra isole reali e fantastiche, passate e presenti, emerse e sommerse

Copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

RACCONTOBIOGRAFICOAVVENTURA

Un isolario sentimentale, un viaggio tra isole reali e fantastiche, passate e presenti, emerse e sommerse.

Quindici isole per lasciare emergere i nostri pensieri ed emozioni più profondi, per solcare le acque dei nostri ricordi e per imparare che il viaggio, quando chiama, ci obbliga a rispondere. Insulomania è questo: rispondere al richiamo dell’isola che ci attira a se ripagandoci poi dandoci le risposte alle nostre domande più profonde in una esplorazione reciproca che appaga entrambi profondamente!

9 MARZO 2023 – TORINO

RACCONTOBIOGRAFICOAVVENTURA

Isolario italiano di Fabio Fiori.

La mia recensione.

Isolario italiano di Fabio Fiori è un libro che ha tutto il sapore dei racconti vecchio stile. Quei racconti che la notte ti perdevi ad ascoltare perché erano fatti di immagini, di miti, di leggende e della meraviglia che si concretizza davanti ai nostri occhi quando ci avviciniamo ad un’isola. Un’immagine che a mano a mano prende sempre più forma come un sogno che finalmente prende consistenza e diventa “materia” non solo per il nostro sguardo.

Un libro quindi che andrebbe letto ad alta voce, come tante volte ho fatto con le poesie di Prevért o di Antonia Pozzi, ma anche di Ghiannis Ritsos del quale viene citato un passaggio bellissimo del suo corale Le vecchie e il mare, mentre io ad oggi ho letto solo Erotica, ma non vedo l’ora di esplorare ancora di più questo autore che è di una tangibilità visiva e tattile unica.

Il mare è di tutti-non si divide in ettari, abbatte i confini, salta oltre i confini aldilà di ogni misurazione va e viene smisurato e libero.

Ghiannis Ritsos da Le vecchie e il mare

Capraia

Leggi per me. E io come un’amante ho letto per te.

Una delle cose più belle che si può fare con un libro, con un testo scritto di qualsiasi genere, è condividerne il momento della lettura. Alcuni testi si prestano meglio di altri, e questo si presta molto.

Che bello è stato rientrare in quella camera di hotel, in quel pomeriggio di quella giornata infrasettimanale di Giugno 2022 e leggere la prima pagina scelta a caso, e poi continuare con altre e altro.

Ricordo molto bene le prime pagine che ho letto ad alta voce. Nella mia voce, l’emozione. Negli occhi di chi era con me, il rapimento e il desiderio.

Eravamo in una camera di un piccolo hotel della Toscana, vicino al mare. Eravamo appena arrivati dopo aver visitato di passaggio anche Camogli in Liguria, dove io come souvenir sono stata catturata da questo libro, che ho visto in bella mostra sul banchetto della libreria che sta proprio di fronte alla spiaggia.
Scelsi anche Le fiabe di Portofino di Annamaria “Lilla” Mariotti.
Divennero entrambi dei doni che custodisco con affetto per tutto ciò che quei due giorni tra la Liguria e la Toscana rappresentano per me come donna

In balia del bellissimo e terribile mugghiare delle onde.


Capraia

di quella notte ricordo l’ululare della Bora e il crepitare del fuoco.

Appunti sull’isola di utopia

l’Isolario italiano di Fabio Fiori non è un libro da memorizzare o da imparare, è un libro da vedere e da sentire lasciandosi trasportare dalla corrente.
Un libro da condividere e da sentirsi risuonare nelle orecchie riempiendole, così come l’onda le riempie ogni volta che andiamo al mare, soprattutto in inverno quando sentiamo solo il suo moto perpetuo e incessante perché le persone sono altrove, in attesa di tornare.
Recentemente ho fatto questa domanda a qualcuno: “Hai mai viso il mare d’inverno?” L’immagine che mi è stata donata in risposta, ha fatto viaggiare la mia mente a lungo facendomi sentire sulla faccia il vento tagliente del Mistral e il sapore della salsedine che si è  incrostata sulle mie ciglia e sopracciglia; sourcils in francese, come ho imparato leggendo il mio primo libro sugli Haiku acquistato a Nizza in Agosto, qualche settimana dopo aver acquistato questo. I libri e le cartoline che sono solita poi usare come segnalibro sono il mio souvenir (ricordo! materiale) preferito. Ne compro almeno uno in ogni luogo in cui vado, o almeno ci provo.

Certo che anche per lui leggere è navigare.

Nesografia

Insulomania: il richiamo del mare

Tentare di leggere Isolarlo italiano come se fosse un qualsiasi altro libro è impossibile.
Fabio Fiore ci fa viaggiare insieme a lui in un mondo fatto di miti e leggende, dove scopriamo e riscopriamo racconti che hanno un sapore antico, un sapore di salsedine e la forza del vento del nord e la dolcezza di quello del sud.

Con la piccola 4 metri dell’autore, ci troviamo a navigare per acque in cui probabilmente non siamo mai stati in cui non avremmo mai pensato di arrivare.

Come già detto questo libro per me è stato un regalo. Eravamo a fare una passeggiata per Camogli ed era lì sui banchi esterni dell’unica libreria del piccolo comune italiano ligure. Mi aspettava (?). Ne ho sentito il richiamo, un po’ come il marinaio sente il richiamo del mare, io sento quello dei libri.

“Il libro” è un ricordo tangibile di esperienze che vivono solo nei nostri ricordi e nel nostro cuore. Fabio Fiori ha scritto questo libro in piena pandemia nel 2021 e quello che percepiamo è la nostalgia di un uomo, un insulomane, che non può prendere il largo verso nuove mete. Allora ecco che sceglie di ricordare e rivivere un passato che gli è caro, condividendo con noi la parte più intima dell’affrontare un viaggio che a volte dura ore a volte giorni, dove entrambi (marinaio e lettore) siamo ospiti nella vastità del mare che fa ordine nelle nostre menti e nei nostri cuori.

Movimenti che riordinano i pensieri confusi, come oggetti mal riposti.


Insulomania

Siamo tutti affetti da insulomania

Ogni isola viene viaggiata e vissuta riscoprendo racconti di chi ci è nato e vissuto. Scopriamo di volta in volta anche la storia, la genesi stessa delle isole poiché più d’una è di origine lavica. Queste, come l’amore, appaiono all’improvviso nei luoghi dove meno te lo aspetti, sorprendendoti già al primo sguardo o nel caso nostro alla prima lettura.

Che siano emerse ad un certo momento, che siano isole fluttuanti o che il magma ne abbia plasmato la forma e poi l’acqua marina l’abbia levigata, ciò che conta è che ad oggi grazie a loro, abbiamo il privilegio di essere degli esploratori, soprattutto della nostra anima.

Quando si naviga e la nebbia ci avvolge, la vista perde l’importanza che siamo soliti attribuirgli, sono gli altri sensi quelli che ci orientano nella nostra navigazione (di nuovo) come l’amore, la cui esplorazione è demandata integralmente ai sensi e all’istinto non alla vista dello sguardo poiché nello sguardo si legge non attraverso di esso.

Tutto in Isolario italiano, diventa per noi un’esperienza, un ricordo. I colori dell’alba che si tingono ora di rosa, ora di arancione e persino di rosso, come la lava che ha generato alcune delle isole che ci troviamo a esplorare con Fabio Fiore.

Nonostante la loro natura “isolata”, le isole mantengono una forte connessione con la terraferma e con gli esseri umani che abitano queste isole. Fabio Fiore ci spiega tra le altre cose, che tanto di quello che è accaduto sulla penisola italica, ha poi avuto un risvolto anche sulle nostre isole in un dialogo molto più profondo di quanto si possa pensare.

E forse proprio perché l’Italia è una penisola che in molti di noi si arriva a provare l’irrefrenabile desiderio di esplorare le realtà isolane grandi o piccole che siano. Isolarsi dal mondo per entrare in noi stessi…
Il mito del viaggio e della scoperta sono il cuore lavico, ancora bollente e pulsante che come sangue scorre nelle vene della terra della nostra Italia, e ci anima facendoci muovere al viaggio e alla scoperta attenta perché lenta e quieta.

Isole da camminare, isole da pedalare. Isole da camminare e da pedalare, nell’incerto di un sentiero, nel certo di una strada.

Elba

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Insulomania: tra cibo e pathos di un insulomane

Di un pittorico disarmante, sono tutte quelle descrizioni in cui Fabio Fiori ci fa vedere e assaggiare un pasto semplice fatto di fette di formaggio, pane, vino. Un pasto che rievoca una condivisione con un pescatore sconosciuto, ma che nel momento della sua evocazione noi condividiamo con loro. Umanità perduta, umanità ritrovata perché condivisa che fa un po’ Into the wilde (Nelle terre estreme) di Jon Krakauer, ma con il lieto fine.

La descrizione più bella per me in questo senso è quella dell’insalata di limoni, che solo a pensarci sento l’aspro in bocca e mi ricorda il succo di limone che bevo ogni giorno! Eppure questo piatto povero invoglia e invita come se si fosse i benvenuti a una di quelle tavolate che solo al sud possiamo trovare: sotto una pergola, con tante persone, tutte le generazioni riunite e un blu (il mio amato blu!) che unisce cielo e mare a mezzogiorno.
Poesia per gli occhi e balsamo per la mente e il cuore.

Questo “isolarlo sentimentale” esplora le 15 isole in funzione del pathos che l’autore Fabio Fiore ha legato all’una rispetto che all’altra.

Molto bello è il punto di vista di queste isole vissute d’inverno (rinnovo la domanda a te lettore: “Hai mai visto il mare d’inverno?”) perché il turismo (che per più d’una di loro è l’economia prevalente), rende finte le isole che si tingono di turisti e che si affollano in ogni loro parte per ritrovarsi poi di nuovo vuote, ma arricchite di un’altra stagione estiva che volge al termine.

Il migrante è prima di tutto uno che fa un viaggio, reale e metafisico.l’uomo è animale nomade.
[…]
Un istinto primordiale insopprimibile che per 1000 motivi ci spinge a partire.così sia!

Elba

Un raggio di sole entra dalla finestra e mi invita a ripartire.

Elba

L’emergere, la partenza e la rinascita

Ricordi personali a parte, credo che i temi più importanti dell’Isolario italiano di Fabio Fiore siano essenzialmente tre: l’emergere, la partenza e la rinascita.

Nella mia vita ho spesso associato a viaggi e luoghi, fasi della mia vita; pensieri e riflessioni che ho poi scoperto essere più profondi e significativi di quanto non avessi percepito inizialmente.

Traslare questo Isolario italiano nella vita “vissuta” significa ad esempio usare l’emergere di un isola dal nulla come pretesto per ricordarci di far emergere quelle che sono le nostre emozioni più profonde. Emozioni e sensazioni che molto più spesso di quello che vorremmo non siamo in grado di elaborare nel luogo in cui siamo. Allora partiamo (partenza), concedendoci di mettere dello spazio tra noi e “il resto” acquisendo così un punto di vista diverso rispetto a quello che avremmo avuto rimanendo a “casa”.
Il tempo che così ci regaliamo, lo spazio che percorriamo e le nuove angolazioni da cui osserviamo una stessa situazione nella loro sinergica azione nelle nostre vite, ci permette di fare ritorno con delle nuove consapevolezze, uno stato di quiete ripristinato come se appunto ci sentissimo rinati (rinascita).

Partire è come nascere un’altra volta“, ha scritto Nicolas Bouvier, scrittore che del viaggio ha fatto la sua casa.

Concludo condensando che viaggio e rinascita spesso instaurano un dialogo unico connettendosi fra di loro. Isolario italiano di Fabio Fiori ci ricorda (o insegna per la prima volta) che qualsiasi sia il luogo reale o immateriale che esploriamo, se ci avviciniamo ad esso con l’umiltà del marinaio possiamo trovare ciò che stavamo cercando, qualunque cosa sia.

Troverai tutto e non capirai nulla…


Capraia

Halo è una parola latina che significa respiro, frequente e potente.


Capraia

Sono solo a bordo, mollo gli ormeggi, sciolgo le vele. Metto la prova sull’infinito; non cerco niente, provo a sedare i notturni ansietà isole.


Capraia

Isole

  1. Stromboli
  2. San Nicola
  3. Elettride
  4. (Asteria)
  5. San Francesco del Deserto
  6. Capri
  7. Tino
  8. (Utopia)
  9. Gallipoli
  10. Elba
  11. Capraia
  12. (San Ferdinando)
  13. Ponza
  14. Procida
  15. San Pietro

Sinossi

Un isolario sentimentale, un viaggio tra isole reali e fantastiche, passate e presenti, emerse e sommerse. Capri, Elba, Ponza, Procida, Stromboli, San Francesco del Deserto, San Pietro e altre isole italiane, raggiunte a vela, a remi, o con quei piccoli affascinanti traghetti che fanno la spola con il continente. Esplorate a piedi o in bici, ma anche a nuoto. Asteria, Utopia, Ferdinandea, isole sognate, davanti a vecchie carte manoscritte o a nuove fotografie satellitari. Comunque le si raggiunga, le si esplori o le si sogni, le isole rimangono luoghi dell’anima, dove è più facile ascoltare se stessi e gli altri, la natura e la storia. La loro quotidianità ci affascina, la loro straordinarietà ci ammalia; siamo affetti da insulomania.

Info bibliografiche

Titolo originale: Isolario italiano (italiano)

Titolo: Isolario italiano

Autore: Fabio Franchi

Prima edizione italiana: Aprile 2021

La mia edizione: I edizione – Aprile 2021

Editore italiano: Ediciclo editore

Collana:

Genere: Racconto

Numero di pagine: 183

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La vita è più divertente quando sai che dal menu puoi scegliere tutto

Copertina del libro Fattore & di Chiara Franchi edito da Mondadori

ROMANZOBIOGRAFICOGROWTH, MIND & BODY, SELF HELP

La vita è più divertente quando sai che dal menu puoi scegliere tutto.

Negli undici capitoli che compongono Fattore &, Chiara Franchi condividendo la sua esperienza di vita, ci insegna che seppur per educazione siamo abituati a scegliere tra una cosa o l’altra, la felicità la troviamo nell’inclusione. “Qualche “o” in meno e qualche “e” in più, perché davanti ai nostri occhi si apra una vita più ricca, piena e completa.” Ecco allora che fra “tutte le “&” del mondo” puoi cominciare da queste undici, almeno finché non trovi le tue.

5 MARZO 2023 – TORINO

ROMANZOBIOGRAFICOGROWTH, MIND & BODY, SELF HELP

Fattore & di Chiara Franchi.

La mia recensione

 

 

Una scelta antiquata

Scelta. Una delle parole il cui significato è stato travisato sopra ogni altra. Se qualcuno in questo momento ti dicesse: “scegli”, (complice anche Søren Kierkegaard con il suo Aut-Aut?), automaticamente penseresti ad una situazione in cui devi escludere qualcosa per averne un’altra.

La “o” è di fatto una separazione (nel senso più ampio del termine) che ci impone di vivere una vita a metà, perché il suo comandamento è sempre di scegliere tra una cosa o l’altra, tra questo o quello permettendoci di far abitare nella nostra vita esattamente la metà di ciò che vorremmo.

Ma perché? Perché rinunciare al pacchetto completo e alla sua bellezza?

L’Aut-Aut di Søren Kierkegaard viene pubblicato per la prima volta il 20 Febbraio 1843 mentre Chiara Franchi pubblica il suo secondo libro Fattore & nel 2022 con Mondadori. Lungi da me paragonare due autori e due testi così distanti fra di loro, ma il concetto che voglio esprimere è che nel corso del tempo il significato di parole e concetti muta forma. E la parola scelta è fra quelle che sono evolute maggiormente.

Dunque perché ancora ostinarsi ad attribuire alla parola scelta un significato che non le appartiene più?

Cambiare il paradigma della parola scelta

Scelta è, e! deve diventare per te il primo impulso verso quella che è l’individuazione cosciente di ciò che vuoi portare e mantenere nella tua vita.

Chiara Franchi nel suo Fattore &, ci propone un approccio che stravolge completamente il modo di pensare che probabilmente anche tu fino a due minuti prima di leggere anche semplicemente questo articolo avevi (spoiler: se sei fan della lettera “o” questo libro non è per te!).

E come il migliore degli insegnanti farebbe l’autrice e (imprenditrice) ci porta come esempio e a supporto della sua “teoria”, la pratica. Sono undici i capitoli in cui è suddiviso Fattore &, ciascuno dei quali prende in esame delle “coppie” che solitamente si escludono a vicenda, come la stessa Chiara Franchi ha fatto per un lungo periodo della sua vita. Il lieto fine, perché in questo libro c’è, è che ad un certo punto questi antipodi non solo diventano capaci di coesistere, ma ancora di più diventano interdipendenti.

Nessun individuo al mondo può scegliere lucidamente quando non è in focus

 

p 53

Tutte le “e” del mondo

La Franchi scrive rivolgendosi ad un pubblico femminile e ci conferma che ciascuna di noi è sia buona che cattiva (Cap 1: Buona e cattiva) il che ci fa pensare un po’ anche a Ero una brava bambina  – Poi sono guarita di Elena Cosentino.

Ci illumina con totale onestà che ciascuna di noi deve essere sia copertina che libro (Cap 2: Copertina e libro) perché la prima impressione conta, ma la sostanza e concretezza della nostra persona non vengono di certo sostituite da come appariamo. Daily reminder: cura ogni aspetto di te, sia interiore che esteriore in equilibrio tra di loro.

Fuori dai denti ci dice che se rinunci al dolore rinunci anche alla gioia (Cap 2: Gioia e dolore) quindi impara ad accoglierle e ad imparare da entrambe. Impara da tutte le dualità che la vita ha da offrirti (Cap 5: Caviale e piadina) perché non avrebbe alcun senso vivere solo ad un estremo. Imparerai che nutrirti di tutti i “cibi” che esistono ti regalerà, non solo nutrimento ma appagamento oltre ogni aspettativa.

In fondo sarebbe come avere soltanto una tipologia di scarpe o vestiti nell’armadio. E per tutte le altre occasioni come ti vesti? Metti nell’armadio della tua vita almeno un vestito per ogni occasione e sarai sempre pronta per le sorprese della vita. Scegli di esplorare tutto il bello (tanto il brutto ti capiterà comunque ma almeno sarai pronta) e fai esperienza muovendoti avanti e indietro fra i “poli opposti” cogliendo le sfumature. Impara a scegliere quelle occasioni che è bello vivere in ottima compagnia anche se l’ottima compagnia sei semplicemente tu (Cap 9: Soli e bene accompagnati), perché hai imparato a conoscerti e a volerti così bene che scoprirai essere raro privilegio averti tutta per te, in barba a tutti i pensieri sulla solitudine.

Se invece disperdiamo energie e sprechiamo tempo muovendoci in direzioni non definite, le probabilità di arrivare a destinazione si riducono di molto.


p 51

Persino la definizione di utile e dilettevole assume la nuova connotazione del dilettevole che è utile e viceversa (Cap 6: Utile e dilettevole), insomma se ti diverti è meglio noh?!. Così anche la perfezione e l’imperfezione, assimilabili anche al concetto di traguardo e sconfitta (Cap 7: Perfetta e imperfetta) suoneranno nelle tue orecchie e disegneranno nella tua mente assumendo suoni e forme del tutto nuovi, soprattutto quando arrivi a renderti conto che una donna che taglia traguardi professionali (Cap 8: Famiglia e successo) può essere, se lo desidera, anche di successo con la sua famiglia.

La parola “successo” ce lo ha insegnato Veronica Benini significa far succedere le cose! E quando scegli di prenderti la responsabilità di quello che accade nella tua vita il lavoro sarà davvero importante in termini energetici, emotivi e ovviamente di tempo. Ecco perché è fondamentale imparare a passare dall’on all’off con serenità e nei giusti tempi (Cap 10: On e off)…sempre con l’obiettivo di non precluderti nulla di bello nella vita. E sai anche cosa? Di essere tu quella che ha tempo di portare il bello nella vita degli altri.

Ogni scelta consapevole, scoprirai che ha il potere di renderti più forte. Tutte noi traiamo forza dall’agire tanto di pancia quanto di testa (Cap 4: Pancia e testa), e questo perché hai imparato a conoscerti così bene, a conoscere i tuoi obiettivi così bene, che il tuo istinto lavora al tuo fianco insieme alla parte razionale.

Mi piace accogliere una visione che contempli il lusso in un’accezione più ampia. […] Il lusso per me non è quasi mai una questione di portafogli, ma di scelte, e, soprattutto, di attitudine mentale. […] Vivere esperienze integrate ti cambia, ti plasma, ti porta dritto verso la tua evoluzione personale.


p 73-75

Puoi fare cose nuove solo se vuoi cose nuove, se guardi dove finora non hai mai guardato punto.

 

p 101

Domanda sbagliata, risposta sbagliata.


p 51

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Vale tanto il fronte quanto il retro

“Si va bene Marzia ma con tutte queste e mi vuoi dire dove la Franchi vuole arrivare? Che cosa hai davvero imparato leggendo questo libro?”

Ti rispondo dicendoti che tutto ciò che compone la vita è una moneta dove tanto il fronte quanto il retro contano e anzi permettono l’esistenza stessa della moneta di per sé (la moneta sei tu tanto per essere chiara <3), la quale al privarsi dell’una o dell’altra facciata smetterebbe di essere se stessa.

Non è vero infatti che gli opposti si attraggono, ma sono in realtà (contro ogni insegnamento e preconcetto) parte della stessa medaglia. Infatti ogni medaglia/moneta ha il fronte e il retro! Ricordatelo tu sei una moneta!

Insomma come la giri la giri hai sempre tra le mani un fior di conio che è la tua stessa vita. E dico “fior di conio” perché immagino che la tua vita inizia davvero a brillare di una rinnovata luce, il momento che tu stessa inizierai ad applicare il concetto di inclusione usando le “e” a vantaggio delle “o”.

La diversità rappresenta la linfa vitale che mi ha permesso di svestire alcuni panni e indossarne altri


p 14

Se non dipendi dagli altri allora sei libera. […]

Imparare a stare da soli passa attraverso la comprensione del significato dell’amore per se stessi.

L’accoppiata vincente

Riprendendo quindi la postfazione di Chiara Franchi Tutte le “&” del mondo, mi viene da pensare che la storia in qualunque ambito e contesto è fatta (anche) di grandi “coppie”. 

E dicendo coppie immediatamente penserai che ad unire i due termini c’è la congiunzione “e”! Per me che scrivo è una delle parole più belle che esistano. Non si è mai sentito parlare di tizio “o” caio, quindi perché noi dovremmo scegliere tra tutte le varie forme (&) che la nostra vita può assumere, escludendone alcune come se fosse un dato aprioritstico e predeterminato?

Il mantra diventa quindi:”Io voglio, e soprattutto posso avere, sia questo che quello”.

La vera sfida sarà per te diventare capace di capire cos’è che davvero desideri che abiti nella tua vita, in maniera più o meno permanente. Quali sono le tante dualità alle quali senti di dover e voler dare priorità rispetto alle altre. La scelta è la tua! La bicicletta anche, ora devi pedalare.

Il mio augurio per te è che impari rapidamente a compiere le tue scelte seguendo questo nuovo paradigma, e che ancor più velocemente tu muova anche le azioni nella direzione delle tue “&”, perché certamente non ti interessano tutte quelle “del mondo”, ma devi alla tua felicità e realizzazione la comprensione di quelle “&” che senti di voler fare tue.

Ti saluto come Cristian Bergi fece con me in libreria davvero tanti anni fa: “Buona vita”.

A volte, invece, violare le regole è l’unica cosa possibile: strapparsi il vestito da Cenerentola, indossare gli anfibi e iniziare ad arrampicarsi su tu sulla più irta delle montagne.

p 14

Info bibliografiche

Titolo originale: – Fattore & (italiano)

Titolo: Fattore

Autore: Chiara Franchi

Prima edizione italiana: 2022

La mia edizione: I edizione – 2022

Editore italiano: Crocetti editore

Collana: Vivere meglio

Genere: Romanzo, Auto aiuto, Mind & Body

Numero di pagine: 161

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In Erotica di Ritsos troviamo Parole carnali per un amore romantico

In Erotica di Ritsos troviamo Parole carnali per un amore romantico

Copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

POESIA

In Erotica di Ritsos troviamo Parole carnali per un amore romantico

Ghiannis Ritsos ci racconta tutte le sfumature dell’amore e li fa nutrire l’uno dell’altro in una danza lenta e veloce che fa pensare all’ampia gonna di una donna greca, che girando vorticosamente si alza e invita l’uomo ad assaggiarne l’aspro frutto sbucciato dolcemente.

19 FEBBRAIO 2023 – TORINO

POESIA

Erotica di Ghiannis Ritsos. La mia recensione

 

 

La nudità dell’amore carnale incontra quello romantico

Che immagini ci evoca Erotica di Ghiannis Ritsos? Troppo riduttivo dire che ci fa pensare alla carnalità sentendola fin nel profondo e sulla punta del nostro sesso. 

C’è molto di più e questo di più si chiama quotidiano; questo di più si chiama amore accolto in ogni sua forma.

Ecco che l’insegnamento maieutico dell’Erotica Ghiannis Ritsos ci invita ad esplorare l’amore in tutte le sue forme e così ti invito a fare anche io assaporando sulla lingua, sentendo sulla pelle e frugando tra i tuoi ricordi mentre leggi parola dopo parola e sfogli pagina dopo pagina questa bellissima raccolta di poesie.

In Erotica di Ritsos c’è l’amore carnale, l’amore romantico, l’amore condiviso, l’amore separato, l’amore quotidiano, l’amore appena incontrato e ci si rende conto che non sono così separati come tutte queste parole hanno l’arroganza di fare.

Bella giornata – 

non lo sopporto

che tu non sia qui.

A te lettore chiedo: mi sapresti davvero dire qual’è la differenza tra l’amore carnale e quello romantico? Carnale è l’atto e romantica è la presenza mentale dei due amanti: sono davvero così separati o la linea che li separa è invisibile? Che esista o meno questo confine ti auguro di superarlo sempre, perché allora senti la vertigine dell’abbandonarti dentro un’altra persona. In fondo quando siamo nudi dove sono i confini?

Ciascuno di noi altrove,

separati e insieme;

tengo la tua mano;

mi tiene.

Appena arriva la primavera…

In Erotica, Ghiannis Ritsos ci fa vivere tutto quello che lui, ha vissuto con colei che ha amato nonostante la differenza di età. 

Al centro del verso

tu e tu.

Il tuo respiro riempie

tutte le parole,

tutto il silenzio.

Lei acerba, lui maturo

Erotica raccoglie le poesie spirate al poeta settantenne dall’amore per una donna molto più giovane di lui. Passione talmente travolgente che questa raccolta venne scritta nel corso di appena un mese, era il Gennaio del 1980. E qui confermo che vivere una connessione così intensa con un’altra persona impone allo scrittore che la vive, di donare alla carta ciò che si prova perché è così sovrabbondante da non poter essere contenuto nell’anfora che i corpi di uomo e donna creano nella loro unione.

Al centro del verso

tu e tu.

Il tuo respiro riempie

tutte le parole,

tutto il silenzio.

L’intera poesia di Ghiannis Ritsos è pervasa da una forte sessualità. Una sessualità che è carnalità ma ancora di più connessione autentica e quotidiana. In Erotica infatti Ghiannis Ritsos celebra tutto ciò che un uomo e una donna possono condividere partendo dai loro corpi, arrivando alla semplicità di ciò che circonda le loro vite. Ogni cosa in Erotica contribuisce a creare carnalità! Gli spazi più sono semplici e genuini, più i due amanti possono “arredarli” con il loro sentirsi reciproco, lavando i pavimenti con i liquidi dei loro corpi fino ad ammirare la vastità dei cieli notturni con occhi che nell’estrema dilatazione del piacere, sanno cogliere anche la più piccola delle stelle.

Ecco allora che incontriamo una casa, un tavolo spoglio, delle arance persino un pettine. Cose quotidiane perché tanto quotidiano è l’amore, quanto selvaggia e dolce vuole essere la passione che avvolge i due amanti.

Voglio guardare tutto solo come pieghi il ginocchio

p 110

Un amore vissuto senza etichette, un amore vissuto senza nessun tipo di costrizione semplicemente libero e vitale nella sua totale bellezza.

Un amore che vive il corpo dell’amante nella sua totalità, fino ad inglobare tutti i luoghi fisici e mentali che quest* occupa. Così esploriamo quel corpo che impariamo a conoscere meglio del nostro partendo dalle estremità degli alluci, tessendo una trama con i lunghi capelli, passando per l’inconsistenza di vetri rotti arrivando alle trasparenze e consistenze dei fluidi che l’amore origina.

(Quanto è difficile in questa raccolta in particolare scegliere solo alcuni versi…)

Due mesi senza incontrarci.

Un secolo

e nove secondi.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Invitante come il succo di un frutto maturo

Nasce spontaneo il confronto con il libro di poesie che che letto prima di questo: Poesie erotiche di Pablo Neruda. In Neruda tantissimo era demandato all’apporto visivo e interpretativo del lettore che si figurava a suo modo ciò che l’autore aveva scelto di imprimere sulla carta, celando un erotismo assolutamente coinvolgente dietro parallelismi (come il vino) che in certi aspetti rendono la carnalità quasi pudica e velata.

In Erotica di Ghiannis Ritsos invece troviamo che c’è un gusto per il quotidiano che non si vergogna di inserire apertamente, l’amore carnale in qualsiasi momento della giornata e della notte. Il messaggio maieutico che leggiamo tra le righe è proprio questo: che la passione è! in ogni momento della giornata. Possiamo davvero portare passione ed erotismo in ogni gesto che compiamo nel nostro quotidiano. Ecco forse la donna di Ritsos è più simile alla ninfetta di Nabokov, forse anche perché la donna di Ritsos è più giovane di lui. In entrambi i casi troviamo un erotismo giocato che è tanto leggero quanto intenso e profondo. Hai mai vissuto l’erotismo in questo modo? (Si. – G.O. -)

Questo ci porta alla mente un modo di vivere la carnalità che ha il sapore della genuinità. Come quando semplicemente mordi un frutto senza sbucciarlo, lo strofini sulla camicia e lo mordi facendo sgocciolare il succo dalle labbra al collo e giù fino all’incavo dei seni. Allora l’amante potrà assaggiare il liquido che sul e dal nostro corpo scorre.

Limoni ovunque

sul tavolo

sulle sedie

sul letto

bagliori gialli

corrono sul tuo corpo

mi piace che piova

notte di mille limoni

[…]

p 47

Il ritmo degli amanti

Il piacere della carne trapela e sgocciola da ogni parola che c’è in Erotica di Ghiannis Ritsos. Ma come detto sin dall’inizio, la componente erotica non è la sola presente. 

La raccolta è divisa in tre parti che danno enfasi alla progressione amorosa. Queste sono:

– piccola suite in rosso maggiore

– corpo nudo

– parole carnali

La prima differenza che salta agli occhi è relativa alla lunghezza delle poesie. Si inizia con poesie di media lunghezza, passando per rime brevi (anzi brevissime) anche di soli due versi, arrivando infine a una costruzione poetica più articolata. Ritsos esprime così il ritmo degli amanti: veloce e lento ma soprattutto alternato. Anche in questo Ritsos ci fa sentire l’intensità del piacere carnale.

Altra dimora non ho.

Abito il tuo corpo.

L’intera raccolta oltre ad essere carica di immagini, ha anche una componente cromatica molto forte. Fra tutti spicca, il colore rosso ma anche il blu/azzurro, il giallo/arancione e il verde.

Questa scelta conferma la percezione che si ha sin dai primi versi, ossia di voler accogliere tutti gli aspetti non solo della carnalità, ma di ciò che uomo e donna provano nell’interazione reciproca.

Nella coppia “rosso e blu” troviamo che il primo rappresenta la passione e la quiete ma anche il senso di protezione che i due amanti vivono nella loro unione.

La seconda coppia è il mondo esterno, ciò che li separa ma che comunque li riporta sempre sulla stessa strada, arricchendo anzi l’intimità di nuovi elementi che gli amanti naturalmente includeranno nel loro gioco non soltanto erotico.

Piccola suite in rosso maggiore: il desiderio

L’organizzazione tripartita della raccolta di poesie Erotica di Ghiannis Ritsos non deve però trarci in inganno facendoci pensare che affronti tematiche diverse. La differenza sta infatti non soltanto nella lunghezza delle poesie, ma nell’intensità e nel livello di intimità mista a complicità che si raggiunge via via tra gli amanti.

In piccola suite in rosso maggiore evocativamente troviamo l’aspetto della reciproca curiosità domina sopra tutti gli altri. Quindi leggiamo di una carnalità appassionata ma ancora, se vogliamo, incerta. Tutto è incentrato sulla passione, sulla curiosità, sulla scoperta, ma anche sul dubbio rispetto alla persona che stiamo esplorando e assaggiando.

Sotto il vestito

è nuda

sopra il vestito 

completamente nuda

davanti alla finestra

tiene un bicchiere alto

te lo offrirà?

non te lo offrirà?

lo beve da sola

non ti guarda

così è più nuda

con una rosa

tra i seni.

p 20

Una persona che per noi è corpo alla cui scoperta dedichiamo tempo e da cui traiamo piacere, in ogni suo più piccola parte…

[…]

loro due

scalzi

l’uno di fronte all’altra

si toccano appena

gli alluci

[…]

p 49

…scoprendo ad ogni tocco nuovi picchi e nuove profondità orgasmiche e di complicità emotiva.

Le cose che non abbiamo detto

conservano ancora

i nostri gesti

le nostre azioni

[…]

p 49

Corpo nudo: tratti di vita quotidiana

La ricerca del piacere attraverso l’altro evidentemente richiede una certa ricorsività, molto più semplicemente: tempo. Un tempo che finora è stato speso nel piacere esclusivo ora si giustappone al quotidiano. Un quotidiano, che ripreso il normale flusso, diventa un pretesto per il piacere, anche affrettato ma comunque anelato.

Prendevi il treno.

Non tardare – ti dicevo.

Più in fretta, più in fretta.

E i tuoi capezzoli

s’inturgidivano.

p 82

I due amanti trovano quindi un ritmo che gradualmente appartiene ad entrambi, perché sui loro corpo si plasma. Come quando si suona uno strumento e insieme al suo vibrare si respira, loro (noi) si respira all’unisono, e i nostri battiti seguono un unico suono potente perché generato da due cuori che battono per spingere il sangue dove serve.

Ora

il tuo respiro

ritma il mio passo

e il polso.

pag 68

Il ritmo degli amanti è anche arresto e sono questi i cenni che ci fanno cogliere l’evoluzione all’interno di questa unione tra uomo e donna; non soltanto quindi la bellezza del tempo che si ferma, ma evoluzione.

Orologi fermi,

le mie mani ferme

intorno ai tuoi occhi.

p 82

L’unione carnale che diventa quasi un rituale…

Il letto è fiero.

Ha visto la nostra unione

fino alla profonda foresta degli orsi

col grande fiume

e le cinque aquile.

p83

…al quale non si può, non si riesce e non si deve aggiungere altro se non quello che si prova reciprocamente.

Non avevo da aggiungere

altro verso

altra parola.

Nel tuo corpo vivevo

tutta la poesia.

p83

nell’intimità che si sceglie di condividere

«Suonano alla porta.

Suona il telefono.

Niente.

Non ci siamo.

Noi due insieme

non ci siamo»

p 91

Parola carnale: che parla di romanticismo

Nonostante il titolo di questa sezione convogli l’attenzione del lettore su un qualcosa di prettamente erotica e carnale, quello che invece emerge è: l’abitudine irrinunciabile all’altro e il raggiungimento di una intimità fatta di sottomissione degli amanti, senso di possesso e di protezione in un equilibrio che nella realtà pochi di noi hanno sperimentato e che all’unisono si anela ad avere ancora.

Anzi ad avere tutto per sé poiché solamente nostra è colei che ci fa provare tutto questo:

Come sei bella. La tua bellezza mi spaventa. Ho fame di te. Ho sete di te. /

Ti supplico: nasconditi, diventa invisibile a tutti; visibile solo a me; nascosta / dalle punte dei piedi ai capelli da un velo trasparente / screziato dai sospiri d’argento di lune primaverili. I tuoi pori emettono / vocali, consonanti di desiderio; si articolano parole segrete; eruzioni rosa dall’atto dell’amore. Il tuo velo si gonfia, splende / sulla città annottata coi bar fiochi, e osterie sul mare; / la farmacia notturna illuminata da proiettori verdi; una / sfera di vetro / rotea velocemente mostrando paesaggi del globo terrestre. L’ubriaco barcolla / in una tempesta portata dal respiro del tuo corpo. Non andare. Non andare. / Così materiale e inafferrabile. Un toro di pietra salta sull’erba secca dal frontone. Una donna nuda sale la scala di legno / con una bacinella d’acqua calda. Il vapore le nasconde il viso. Alto nell’aria / un elicottero in ricognizione ronza in un punto indefinito. Mettiti in salvo. / Cercano te. / Nasconditi più in fondo tra le mie braccia. Il pelo / della coperta rossa che ci copre cresce continuamente, diventa un’orsa incinta la coperta. E sotto l’orsa rossa ci amiamo infinitamente, oltre il tempo e oltre la morte, in un’unica unione universale. Come sei bella. La tua bellezza mi spaventa. Ho fame di te. Ho sete di te. Ti supplico nasconditi.

Pagina 119

Niente più della poesia, sembra dirci Ritsos, può esprimere la forza travolgente dell’amore carnale come preludio di un amore più completo.

La donna diventa una Diotima che rende edotto l’uomo sull’Eros, lasciando che questo intrida il loro quotidiano.

É questa una donna che percepiamo comunque sfuggente, quasi giocasse ad acchiapparella con l’amato, motivo per cui Ritsos (ma anche noi) non è mai completamente sazio. Anzi la fame di lei cresce e cresce, sfociando in un senso di protezione in cui lei si lascia cullare.

Una storia quasi mitologica perché sospesa nel tempo di una Grecia che nonostante le luci dei neon e dei semafori, ha quel sapore di antico fors’anche eterno come fosse il racconto di un Mito.

Dove tu sei

esisto.

p 66

Amore archetipico

Come sintetizzare Erotica di Ghiannis Ritsos?

L’archetipo della carnalità romantica. 

Un viaggio tra i luoghi inesplorati di ciò che solo uomo e donna possono raggiungere e condividere.

Una navigazione sempreterna come il moto delle onde che è orgasmo e piacere continuo, che a tratti stordisce i sensi, ma che è proprio lì tra le nostre mani per acquietare i nostri sensi.

Il piacere che ci accoglie nella sua casa. Una casa resa festosa dalla danza della donna che vorticando alza la sua gonna e invita l’uomo ad assaggiarne l’aspro frutto sbucciato dolcemente.

Una casa, mi immagino, di pietra bianca con intorno alberi da frutto e piante autoctone che sudano sotto il sole come noi di lì a poco faremo in casa. Ovunque nella casa che stiamo abitando con il nostro amante.

Luoghi fuori dal tempo e dallo spazio sono quelli abitati dagli amanti.

Non conta il luogo perché è nell’altro che troviamo il nostro respiro.

Dove tu sei

esisto.

p 66

La genuinità della Grecia

Nelle tre raccolte comprese in Erotica (Piccola suite in rosso maggiore, Corpo nudo e Parola carnale) l’amore è cantato da Ritsos in tutte le sue manifestazioni.

I versi di Ghiannis Ritsos in Erotica lasciano assolutamente tutto lo spazio agli occhi della mente del lettore per cogliere l’abbondanza e al contempo l’assenza.

Se oggi pensiamo alla Grecia di metà novecento probabilmente peneremo ad un luogo quasi incontaminato, potremmo dire rurale dove poter respirare e godere della vita a pieni polmoni con la nostra pelle che viene baciata dal sole e dal nostro amante. Un luogo che accoglie gli amanti che ci immaginiamo in 

[…] Devi ricordarm così – dicevi; / ricordarmmi così coi piedi sporchi; coi capelli che mi coprono gli occhi – perché così ti vedo più profondamente […]

Parola carnale, 4 – p 112

Ti ringrazio, amore.

Parola carnale, 12 – p 125

Info bibliografiche

Titolo originale: – (greco)

Titolo: Erotica

Autore: Ghiannis Ritsos

Prima edizione italiana: 1981

La mia edizione: I edizione – Febbraio 2021

Editore italiano: Crocetti editore

Collana: Kylix

Genere: Poesia

Numero di pagine: 125

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Finalmente mi mostro nuda a te e ti grido: “Guardami!” perché davanti a te sono e voglio essere nuda

Finalmente mi mostro nuda a te e ti grido: “Guardami!” perché davanti a te sono e voglio essere nuda

Recensione di Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi

POESIA

Finalmente mi mostro nuda a te e ti grido: “Guardami!”

perché davanti a te sono e voglio essere nuda

Con la sua poesia narrativa e altamente visiva, in questa raccolta la Pozzi ci fa vivere il desiderio di carnalità e di femminilità che cerca appagamento nell’unica persona che può darglielo: il suo amato. Questo è il filo conduttore che qui, lega i temi che caratterizzano l’opera di questa italiana della prima metà ‘900.

12 FEBBRAIO 2023 – TORINO

POESIA

Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi. La mia recensione

Il libro Guardami sono nuda di Antonia pozzi è stato comprato per essere il mio compagno di viaggio, quando sono andata a Novara la prima volta l’11 Febbraio del 2023, era un sabato.

Nella primavera del 2021 avevo già letto un’altra sua raccolta di poesie: Mia vita cara (2019) testo al quale sono particolarmente affezionata sia per motivi personali, che per il suo essere stato di fatto il primo libro di poesie che ho letto dopo anni di sola manualistica, romanzi, e narrativa.

Fra gli eventi ed elementi a cui si deve il merito del mio ricominciare a scrivere poesie, c’è infatti anche Mia vita cara.

Oh le parole prigioniere

che battono battono

furiosamente.

 

“LA PORTA CHE SI CHIUDE”

Poesia narrativa e visiva

Ed è forse proprio la connotazione narrativa e altamente visiva che Antonia Pozzi conferisce alle sue poesie, ad avermi appassionato alla sua scrittura prima di qualsiasi altra cosa. Di fatto Antonia pozzi è una ragazzina, sebbene dissimile anzi distante, dalla ninfetta di Nabokov quando scrive la maggior parte di ciò che leggiamo ora. Una giovane donna che si è sempre sentita intrappolata nel suo giovane corpo, sentendosi in realtà molto più adulta di quanto non fosse anagraficamente.

Mi sarebbe piaciuto conoscerla per avere davvero la conferma del suo essere più grande dei suoi anni. Mi sarebbe piaciuto per capire cosa per lei significava quell’essere “adulta” che si sentiva di essere e non era. Una maturità che tardava ad arrivare anche dal punto di vista della sua stessa fisicità, sofferenza questa che diventa uno dei fili conduttori di questa intera raccolta di poesie.

Letto in un giorno: parte I, II, II

Ho letto Guardami sono nuda di Antonia Pozzi in tre momenti all’interno della stessa giornata. La prima metà l’ho letta sul treno che mi portava a Novara, una seconda parte l’ho letta in un caffè: il Plaza subito dopo aver visitato il Castello di Novara e quindi la terza parte è stata letta nel Caffè l’Umberto I.

Ho incontrato questo caffè passeggiando tra le vie della nuova città che ero andata a scoprire (la bellezza di “perdersi” tra le vie di un luogo che non conosciamo per finire col “trovarci” qualcosa in cui lasciamo pezzi di noi) e che ho scelto fra gli altri perché accomodandomi avrei potuto bere dell’ottimo caffè filtro. Ne ho presi due, entrambi molto buoni, procedendo come se fosse una degustazione dove sali per gradi: sono salita d’intensità.

Tornando a noi, in questa raccolta di poesie l’aspetto che più mi ha sorpresa mentre leggevo, non è stato tanto nel rinnovato apprezzamento per la capacità di scrittura di Antonia Pozzi, quanto piuttosto per il mio divertirmi a riscrivere e integrare le sue poesie con versi miei.

La mia copia è scritta a quattro mani 

Quello stesso giorno ho letto anche Poesie erotiche di Pablo Neruda e queste due raccolte di poesie sono arrivate nella mia vita esattamente al momento giusto, ancor di più nel loro arrivare “insieme”. La storia di come sono arrivata a leggere Poesie erotiche di Pablo Neruda l’ho raccontata nell’articolo dedicato, per quanto riguarda invece Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi posso solo dire che ero entrata in libreria perché dovevo comprare un nuovo taccuino, su cui appuntare la miriade di pensieri che sempre ho in testa.

Scelto l’oramai consolidato quaderno a righe con copertina rossa e morbida, non resisto alla tentazione e quindi salgo al piano superiore. Avevano cambiato disposizione degli scaffali nella Feltrinelli di piazza CLN e quindi mi sono ritrovata a fare una gaffe perché non trovando la sezione poesie, ho chiesto al libraio che stava appunto sistemando quella sezione.

Lui pensava lo stessi prendendo in giro, invece io con la solita musica in cuffia, non mi ero resa conto di dove fossi: reparto poesia! Lui ha pensato che fossi una sua vecchia amica che non riconosceva dato il tempo trascorso, e che lo stessi prendendo in giro, così ci siamo fatti una risata sincera e io ho proseguito la mia esplorazione degli scaffali. Sono evidentemente capitata al momento giusto, perché nel suo riordinare e spostare i volumi ha messo in risalto il libro che avrei comprato: Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi. Questo libro dalla bella copertina rossa, proprio come il taccuino che avevo appena scelto come mio, faceva la sua bella figura. Ma soprattutto io ho sentito come un richiamo, quel sussurro che certi libri per sedurti emettono e che arriva solo alle tue orecchie.

Ero salita con l’intenzione di acquistare un altro libro di Jacques Prevert ma non ho potuto resistere e così ho comprato il mio secondo della Pozzi e l’ho sistemato subito nella borsa che avrei portato con me all’indomani sul treno che da Torino mi portava a Novara.

Leggo libri che sono pezzi di me

Avevo davvero già apprezzato le poesie di Mia vita cara ma nella loro bellezza, non per il fatto di aver trovato in loro parti smarrite o dimenticate di me stessa. In Guardami: sono nuda ho invece trovato degli ironici parallelismi con il mio recente vissuto. Un bellissimo vissuto.

A cominciare dal titolo che è come uno schiaffo in faccia a chi lo legge, perché ti obbliga a “guardarla” e ti fa capire che la donna che sceglie di pronunciare una frase del genere lo fa perché da un lato è consapevole del suo corpo e dall’altro vuole che una persona, una sola persona su tutte, la ammiri nella sua marmorea bellezza. La scultura che origina dall’essere donna.

Conosco la sensazione che si prova nel guardare negli occhi un uomo e pronunciare (all’incirca) le parole: “Sono qui davanti a te e sono nuda, guardami”. In bilico tra una richiesta e una domanda, l’unica risposta all’altezza può essere solo qualcosa di simile a: “Ti guardo, ti ho guardata tutto il tempo”.

Allora è l’estasi.

La mia copia è scritta a quattro mani

Così, in bilico tra il ricordo delle parole che io stessa ho pronunciato (in questo modo in particolare, una sola volta nella vita) ad ogni poesia che leggevo in Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi, presa da un “flusso di coscienza” ho integrato, modificato o riscritto le poesie stesse di Antonia Pozzi.

É stato davvero surreale ritrovare che molti diversi raccontassero molto del mio trascorso personale. A onor del vero, mi sono piaciute di più le poesie di Mia vita cara (alcune di quelle qui presenti sono proposte anche in quest’ultima raccolta) eppure Guardami: sono nuda mi appartiene infinitamente di più.

Rileggere oggi la copia che ho reso assolutamente mia, di questa raccolta di poesie, è come leggere un libro scritto a quattro mani perché davvero i miei interventi sono, da un lato molto presenti e dall’altro si integrano perfettamente creando un impasto perfetto (e dico impasto rifacendomi ad una conversazione con una persona di grande intelligenza e sensibilità, lui sa di esserlo perché gliel’ho detto).

É stato bello scrivere direttamente sul libro con la mia micromina 0,5 della Rotring! (Vuoi farmi un vero regalo, di quelli che si comprano e non si fanno con un gesto? Comprami una bellissima penna, anche stilografica sarà apprezzata ). Complice in questo, il fatto che avevo scelto di trascorrere una giornata lontana dalla mia nuova città, lontana per qualche ora dal lavoro digitale che amo eppure dal quale ogni tanto, come è sano che sia, ho bisogno di staccare. Volevo vivermi una giornata off line e così ho fatto!

Guardami: sono la donna che sono

In Guardami: sono nuda si ritrovano i temi che contraddistinguono l’opera di Antonia Pozzi: la sofferenza per la sua giovane età, per l’amore che non può e non riesce ad essere vissuto come si vorrebbe, per una maternità che non troverà appagamento e per una vita che la costringe ad abitare il suo corpo nonostante lei voglia abbandonarlo, come farà all’età di ventisei anni.

Ma se da un lato è vero che i temi più importanti di questa eccezionale poetessa italiana sono qui tutti presenti, dall’altro la bellezza di questa raccolta sta nel fatto che la scrittrice, nonostante parli sempre ad interlocutori diversi compresa se stessa, è come se parlasse ad un unico interlocutore: l’amore, l’amato.

Quella di Guardami: sono nuda è una Antonia Pozzi che vuole abbandonare lo stato del suo corpo non (soltanto) in termini di morte, ma come l’abbandono di un corpo ancora fanciullesco che non rispecchia le evoluzioni del suo sentire:

Per troppa vita che ho nel sangue / tremo / (…)

“SGORGO”

Antonia Pozzi qui si sente non solo adulta ma ancor di più: femminile, consapevole e con una immagine di sé stessa che cerca, che chiama le attenzioni di un uomo tanto dal punto di vista visivo (Guardami suona come un imperativo) quanto nell’esperienza tattile.

La poesia d’apertura é Canto della mia nudità e si apre proprio con il verso:

Guardami: sono nuda

da cui appunto è tratto il titolo della raccolta stessa e prosegue nella stessa così scrivendo:

Oggi, m’inarco, nel nitore del bagno bianco e m’inarcherò nuda domani sopra un letto, se qualcuno mi prenderà.

in Solitudine con:

Ho le braccia dolenti e illanguidite

per un’insulsa brama di avvinghiare (…)

e in Un’altra sosta con:

che io ti accarezzi con un gesto lento

É assolutamente chiaro il desiderio di sperimentare la carnalità con l’uomo da lei amato, a maggior ragione perché “lui” un uomo lo è già. Ecco allora che lei si prepara a condividere con lui tutto: lo cerca, lo chiama ma anche lo invita chiaramente come in ben due versi di Canto rassegnato che iniziano con la parola, che viene ripetuta quasi sfinendola:

Vieni

proprio perché in quanto donna anela che sia l’uomo desiderato ad andare da lei, a raggiungerla perché che lei lo vuole, gliel’ha già detto! Adesso spetta a lui.

In Sventatezza ci confessa:

Ma io ardevo.

In Vaneggiamenti:

Io vibravo, insieme con le corde

(…e come non avere qualcosa di “mio” da aggiungere..)

In Vertigine ci mette a parte di un desiderio:

Afferrami alla vita

(…anche qui i ricordi hanno avuto il sopravvento..)

Quest’ultima parol in particolare ha la doppia valenza di trattenerla sia in questo mondo, sia di sentire il tocco delle mani di “lui” sul suo fianco, attraverso i vestiti e sulla pelle poi, finalmente nuda.

In Guardami: sono nuda Antonia dimostra quanto vuole essere amata nella sua totalità quindi non soltanto come donna, come la madre che vorrebbe essere e che non sarà mai; ma anche come scrittrice. Del resto si sa che il primo giudizio che per una donna è davvero importante, è proprio quello della persona amata. Ed ecco infatti che è in Pudore scrive:

Se qualcuna delle mie povere parole ti piace e tu me lo dici sia pur solo con gli occhi io mi spalancò in un riso beato (…)

Per Antonia Pozzi l’amore era davvero l’unica ragione di vita, tolta la quale non vi era nulla di così consistente tale da farle amare la vita stessa. Ecco infatti che in Sera scrive:

o accendi tu

la tua lampada

e fammi cenni di entrare

che io non muoia

qui senza fuoco!

È evidente come colui che amiamo diventa il nostro faro nella notte, la nostra bussola e quel caldo che scalda le membra stanche e asciuga il legno dello dello scafo della nave che siamo e che cerca soltanto un porto sicuro in cui approdare. E questo è reso estremamente palese dall’ordine in cui le poesie Sera e Il porto, certamente quest’ultima una delle mie preferite, sono state inserite in questa raccolta di poesie: ossia una dopo l’altra.

Ecco allora che l’atto di “avvistare” un porto in cui approdare, dopo una una serie di sfiancanti tempeste, introduce un altro filo conduttore: quello dello del guardare e del guardarsi appunto negli occhi.

Verso dopo verso infatti vediamo con gli occhi di Antonia Pozzi e ancor di più, vediamo in prima persona gli occhi di “lui” che Antonia (la donna non la scrittrice) anela di guardare sempre.

Gli occhi infatti sono lo specchio dell’anima, e due amanti lo sanno bene; ma sanno anche riconoscere l’uno nell’altro il malessere. Così quando lo sguardo di “lui” si incupisce e smette di brillare, anche il sorriso si spegne ed ecco che in Pensiero scrive:

Essere ombra, pace serale intorno al tuo spento sorriso.

In fondo qual’è l’unica missione di chi ama se non  accertarsi che in qualche modo l’altr*, la persona che amiamo, possa tornare a sorridere e ad avere quella luce negli occhi che ci ha fatto innamorare?

Vorrei che la mia animati fosse leggera vorrei condurti con le mie parole fino ad una valle di erboso silenzio, allago vorrei che la mia anima che fosse leggera che la mia poesia ti fosse un ponte, sottile e saldo, sulle scure voragini della terra.

“LIEVE OFFERTA”

E quale terribile paura pesa sul cuore di chi ama quando sia ha l’incertezza di questo nuovo traguardo?

Dunque, io non vedrò mai più i tuoi occhi puri come li vidi la sera prima io so quale sabbia l’intorbiditi ora quale tristezza che fu già mia. Sgomenta guardo nascere in te la vita che ho già visti e scontata e spogliai d’ogni velo. 

 

“AMMONIMENTO”

Ma se l’incertezza può arrivare a gettare un’ombra su coloro che si amano, primeggia fra gli amanti una certezza fra tutte: che la loro stessa natura sarà bastevole a tenerli uniti finché nutriti del loro stesso amore abbandoneranno i rispettivi corpi esaurendosi felici d’aver arso insieme.

Olio vuole la lampada e legno il fuoco

“AMMONIMENTO”

Info bibliografiche

 

 

Titolo originale: Guardami: sono nuda (italiano)

Titolo: Guardami: sono nuda

Autore: Antonia Pozzi

Prima edizione italiana: 2014

La mia edizione: IX edizione – Febbraio 2022

Editore italiano: Edizioni Clichy

Genere: Poesia

Numero di pagine: 113

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