POEMA INDIANO – GROWTH, MIND & BODY, SELF HELP – AVVENTURA
Non sai a che punto della vita sei? Leggi Siddharta
Siddharta è il romanzo più famoso e apprezzato di Hermann Hesse, premio Nobel per la letteratura, soprattutto per la sua componente spirituale che muove e ispira a trovare se stessi, la propria identità e ruolo nel mondo.
1 OTTOBRE 2021 – TORINO
POEMA INDIANO – GROWTH, MIND & BODY, SELF HELP – AVVENTURA
Siddharta di Hermann Hesse. Ecco la mia recensione.
Come la maggior parte dei libri che ho letto anche Siddharta arriva con un tempismo direi svizzero.
Acquistato su e-bay mentre ero a Torino, spedito a Roma, lo inizio a leggere su un Italo che mi riporta a Torino per scrivere un nuovo capitolo della mia vita, iniziando un viaggio introspettivo che molto ha in comune con quello che ho letto in questo romanzo di Hermann Hesse.
Il viaggio che intraprende Siddharta il protagonista di questo romanzo del 1922, non a caso è stato preso sin dai primi anni a modello dai ragazzi che giustamente sentivano la volontà e l’esigenza di affermare se stessi, trovare la propria identità e quindi il proprio percorso di vita.
No, l’uomo che cerca veramente, l’uomo che veramente vuol trovare, non può accogliere nessuna dottrina.
È bene, pensava, sperimentare personalmente tutto ciò che si ha bisogno di sapere.
Siddharta di Hermann Hesse è in questo senso un romanzo “di formazione”, perché appunto mostra la ferma volontà e intenzione di divenire chi si è (da ricordare che l’Ecce Homo “Come si diventa ciò che si è” di Friedrich Nietzsche è stato pubblicato nel 1908). La grande scoperta che Hesse/Siddharta condivide con il lettore è che, nonostante si incontrino sulla propria via tante guide che parrebbero mostrarci il cammino migliore per noi e ciò che vogliamo raggiungere nella vita, al dunque, nessuno è in grado di dire all’altro cosa e come farlo, perché ciascuno deve necessariamente trovare in autonomia, ascoltando intimamente sé stess*, il proprio percorso il proprio divenire.
Tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della vita (…) mille voci consisteva di un’unica parola, e questa parola era Om: la perfezione.
Ecco quindi che Vasudeva il vecchio barcaiolo rappresenta, forse persino più di Siddharta, il viaggio (che dura una vita) trascorso all’insegna dell’ascolto del fiume. Nella mia lettura infatti il fiume altro non è che il nostro vero io, quello che ci parla se siamo in grado di ascoltare e comprendere il suo linguaggio.
attendere, avere pazienza, ascoltare
Non a caso lo stesso Hermann Hesse ha definito questo suo romanzo un poema indiano (da ricordare in tal senso le origini tedesche dell’autore!), perché è intriso in ogni momento di quelle riflessione tipiche delle dottrine indiane di cui il Buddha, qui Gotama, è nel nostro occidente certamente la figura più emblematica dell’approccio spirituale e ancor di più olistico tipico di Madre India.
Va da sé che l’ambientazione è dunque quella indiana; eppure a noi occidentali ci approcciamo forse con una certa arroganza ad un testo come è il Siddharta di Hermann Hesse, perché lo osserviamo con gli occhi occidentali. Ad esempio io non avevo idea di cosa fosse un Brahmino, del suo abbigliamento e dell’importanza all’interno di una comunità. Dunque quello che ho fatto, è stato cercare un’immagine che rappresentasse questa figura, e ho immediatamente compreso che, fuorviata dalla bellissima copertina della mia edizione Adelphi del 1975, non mi figuravo al meglio l’ambientazione effettiva, immaginando “quasi” degli ambienti rinascimentali.
Ecco quindi un caso perfetto del celebre detto “Non si giudica un libro dalla copertina”… o almeno non si dovrebbe!
Certo è vero che Hermann Hesse non fornisce in maniera esaustiva descrizioni ambientali, eppure il lettore riesce perfettamente ad “entrare” nei luoghi quasi mistici che ci propone, siano pure quelli del “giardino delle delizie“, proprio a dimostrare che persino la più terrena e carnale delle cose, può e anzi dovrebbe essere vissuta con uno spirito di molto più elevato, rispetto a quello che noi occidentali siamo abituati ad avere.
A conti fatti credo che gli insegnamenti più significativi di questo romanzo, che mi è rimasto nel cuore, siano come già detto: (1) l’importanza di imparare ad ascoltare noi stessi, (2) il valore dell’amicizia che lega due persone a prescindere dalla parentela (vedasi tanto Govinda quanto Vasudeva), e (3) la capacità di vivere una vita ascetica anche negli agi terreni perché conquistare la propria serenità non implica la rinuncia a tutto ciò che è materiale, quanto piuttosto la capacità di non esserne schiavi ma anzi piegare il materiale al benessere dello spirito.
Nella mia “lettura” sono altri tre i punti cardine che il Siddharta di Hesse ci propone ossia (4) il ruolo genitoriale che tanto “un” padre quanto “una” madre sono chiamati ad assolvere nell’interesse del figlio, e in parallelo il sentimento di rispetto che un genitore ispira nel figlio, in funzione el suo stesso essere e modo di stare nel mondo.
E ovviamente (5) l’amore, che persino nella sua più carnale espressione come è quella tra Kamala e Siddharta, è da analizzare in termini tantrici poiché l’unione dei due trascende la corporeità, ed è ancor di più unione spirituale, esperenziale e di stima reciproca…come una danza che ora è lenta ora veloce, ma che avviluppa i due amanti nelle sue molteplici forme, dando ad entrambi il piacere dell’una e dell’altro.
Ma a me importa solo di poter amare il mondo
(…)ma per lasciarlo, invece, così com’è, e amarlo e appartenergli con gioia.
In ultimo, con l’intenzione di enfatizzare questo punto, c’è la capacità di spronare il lettore ad avere (6) fiducia nel futuro e in sé stessi poiché sono solo i nostri genuini e autentici obiettivi e sogni a muoverci nella giusta direzione, come appunto la pietra che gettata nel fiume viene attirata verso il fondo incontrastata.
Che tu cerchi troppo?
Che tu non pervieni a trovare per il troppo cercare?
(…)
allora accade facilmente che il suo occhio perda la capacità di vedere ogni altra cosa, fuori di quella che cerca
(…)
Cercare significa: avere uno scopo. Ma trovare significa: esser libero, restare aperto, non avere scopo.
Così pure è il percorso di chi vuole trovare se stesso e raggiungere qualcosa nella vita, sarà esattamente questo a guidarci e tanto nella gioia quanto nel dolore dobbiamo avere fiducia che tutto è funzionale e parte di ciò che vogliamo, dunque l’unica vera decisione che dobbiamo prendere è quella di abbracciare ogni cosa e persona sul nostro cammino poiché in un modo o nell’altro ci arricchisce e coopera a farci davvero raggiungere il nostro io più intimo e profondo.
la ferita non gli era data per rovistarci dentro e dilaniarla, ma perché fiorisse in tanta luce
Una profondità che è impossibile spiegare, come accade tra Gotama e Siddharta, ma che tuttavia si percepisce ed è anzi ben visibile agli occhi dell’altro poiché a nostro modo, abbiamo raggiunto la beatitudine.
Non nella parola, non nel pensiero, vedo la sua grandezza, ma nella vita, nell’azione.
Personaggi
- Siddharta: o Siddhartha è il protagonista di questo poema indiano come è stato definito dallo stesso autore. Egli è figlio di un Brahmino e questo è già di per se la prima base spirituale da cui il nostro “eroe” che in questo contesto “salva” se stesso, possiede ancor prima di iniziare il suo viaggio nella consapevolezza di sé. Siddharta è altresì il nome del figlio nato dall’unione con Kamala.
- Govinda: fratello unilaterale (con Siddharta condividono lo stesso padre ma hanno madre differente) è soprattutto il migliore amico di Siddharta. Fondamentale perché nella sua devozione al fratello sceglie di seguirlo nel momento in cui abbandona la casa paterna, finché egli stesso non troverà il “suo maestro” nella figura del Gotama “il Buddha”.
- padre di Siddharta: è un Brahmino, e di fatto è il primo riferimento spirituale che Siddharta ha nella sua vita.
- Kamala: è una cortigiana di sopraffina bellezza, intelligenza e per questo ricchezza e amicizie potenti. Con lei Siddharta sboccerà dal punto di vista sessuale e anche grazie a lei si guadagnerà tutti gli agi materiali dopo il suo percorso di elevazione spirituale. Si incontrano casualmente la prima volta nel “giardino delle delizie” della stessa Kamala, luogo in cui ella è solita incontrare i suoi amanti o aspiranti tali. Dalla loro unione carnale nascerà un figlio che la cortigiana chiamerà col nome del padre.
- Gotama: è “il Buddha“, non l’unico al mondo quanto piuttosto quello che Siddharta e Govinda incontrano e che sarà determinante per entrambi seppur in forme diverse.
- Kamaswami: il potente mercante, che dietro combinato incontro da parte di Kamala, valuta e dunque accoglie sotto la sua ala Siddharta offrendogli un impiego che piuttosto rapidamente gli darà modo di arricchirsi e soprattutto spesare i suoi incontri con la cortigiana della quale nel mentre, si è innamorato e lei a sua volta.
- Vasudeva: il vecchio barcaiolo, con cui Siddharta trascorrerà alcuni anni, fino al ritiro dei boschi di quest’ultimo. È un uomo molto saggio, che ha trovato la sua elevazione spirituale nel rapporto dialettico che nel corso degli anni ha instaurato con il fiume. Grazie allo scorrere incessante del fiume ha raggiunto la sua pace, soprattutto dopo che rimasto vedovo non aveva altro scopo nella vita che non la sua stessa sopravvivenza. Crescerà insieme a Siddharta il figlio di Kamala, finché questi non preferirà la fuga abbandonando la vita misera evidentemente inadatta ad un giovane ragazzo, che tra le altre cose ha sempre rifiutato la natura benevola del padre e ancor più di considerarlo come tale.
Info bibliografiche
Titolo originale: Siddhartha (tedesco)
Autore: Hermann Hesse
Prima pubblicazione: 1922
Prima pubblicazione in Italia: 1945
La mia edizione: 2009
Editore italiano: Adelphi
Collana: –
Genere: Poema indiano
Numero di pagine: 169
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