ROMANZO
Le ore di Michael Cunnigham. Ecco la mia recensione.
Alla prima lettura non avevo decisamente compreso il senso di Le ore di Michael Cunningham; in realtà (differentemente da come di solito mi capita), non ricordo la sensazione che ho provato quando l’ho acquistato, e nemmeno il perché io l’abbia scelto. Probabilmente credo fosse proprio per il mio volere leggere il libro di un autore che non conoscevo; infatti Le ore è il primo romanzo di Michael Cunningham che leggo.
Il titolo ovviamente suggerisce un tema importante che è appunto quello del tempo, del suo scorrere più o meno lento, del suo concederci di fare o non fare determinate esperienze, o di vivere esattamente quelle emozioni che solo la sua abbondanza o assenza, è in grado di farci provare.
Le ore, e per estensione il tempo fatto anche di istanti (si pensi alla scena della finestra e di Richard), costituiscono ovviamente un nodo significativo nelle vicende che Cunningham intesse e ci narra.
Viene da chiedersi se sia il tempo a governarci, o se siamo noi a governare lui, chiudendolo in un orologio da taschino; come era costume all’epoca di Virginia Wolf, che muore suicida nel 1941.
Nemmeno io in un primo momento avevo capito la reale connessione che c’era tra le tre donne, le tre protagoniste di Le ore di Michael Cunningham, e onestamente non mi era affatto chiaro il perché uno scrittore scrivesse di una “storia nella storia”(neanche stessimo guardando Inception, film che tra l’altro amo profondamente!), eppure lo fa, e ci riesce conquistando prestigiosi riconoscimenti come:
- Premio Pulitzer 1999 per la letteratura
- il Pen/Faulkner Award
- il Premio Grinzane Cavour 2000 per la narrativa straniera.
L’autore prende a soggetto proprio Virginia Wolf, “ritratta” mentre scrive il suo celebre romanzo: la Signora Dalloway. Ed è proprio quello stesso romanzo che Laura Brown porta con se nel giorno in cui decide di evadere della sua vita, chiudendosi in una stanza d’hotel con un libro, quel libro. E che per ironia (letteraria) è esattamente il nomignolo che viene scelto per Clarissa Vaughan dal suo caro Richard. Il tutto si intreccia alla perfezione, dando quasi l’impressione che nella realtà i fatti possano effettivamente essersi svolti in questa maniera, e che così potranno ripetersi uguali a se stessi, in maniera ciclica, negli anni a venire.